I piani russi di una guerra lampo con contemporanea sostituzione del governo ucraino si sono rivelati sbagliati sia per la resistenza ucraina sia per l’inefficienza e la mancanza di spirito combattivo da parte dell’esercito russo composto per la metà da professionisti e per metà da soldati di leva poco addestrati. Il presidente Vladimir Putin ha creduto alle notizie fornitogli dai servizi di informazione sulla debolezza militare ucraina e sull’accoglienza che il suo esercito avrebbe ricevuto dalla popolazione. Inoltre la reazione compatta della comunità internazionale all’invasione non era stata prevista e Putin contava su una divisione fra i paesi europei.

L’isolamento russo nel contesto internazionale è impressionante: il 16 marzo la Russia è stata espulsa dal Consiglio d’Europa. Si è cominciato inoltre a discutere della possibilità di riformare il Consiglio di sicurezza dell’Onu per togliere a Mosca il diritto di veto e, dopo che la Corte di giustizia internazionale dell’Aia aveva escluso l’esistenza di un genocidio nell’est dell’Ucraina, la Corte penale ha deciso di compiere una inchiesta sui crimini di guerra compiuti dai russi nell’invasione.

La condanna dell’invasione non trova corrispondenze all’interno della Russia. Dati recenti raccolti fra la popolazione indicano chiaramente che esiste una larga condivisione popolare della guerra. Nei giorni immediatamente successivi al 24 febbraio la popolarità del presidente Putin è aumentata. Indagini compiute da ricercatori indipendenti confermano che l’approvazione dell’invasione è maggioritaria fra i cittadini russi raggiungendo il 58 per cento, mentre il 23 per cento è contro l’invasione.

Molte figure pubbliche, fra cui 250 rettori di università e gruppi di cittadini rilasciano dichiarazioni in favore dell’invasione. Manifestazioni contro la guerra si sono verificate in molte città senza raggiungere però grandi dimensioni.

Al di là dell’ammirevole coraggio dei cittadini russi che sono scesi in piazza a dimostrare contro la guerra, al momento non si registra un significativo movimento di opposizione. Oltre alle pesanti minacce di repressione, questo fenomeno può essere attribuito al secolare atteggiamento di condiscendenza dei russi nei confronti dell’Ucraina, considerata come un fratello più giovane che ha continuamente bisogno di essere diretto e disciplinato.

Visto l’appoggio maggioritario della popolazione russa al presidente Putin, è molto difficile che le dure sanzioni e la crisi economica che ne seguirà costringano Putin a rivedere la sua decisione e i cittadini russi a rivedere il loro appoggio al presidente. Probabilmente ulteriori sanzioni e oneri crescenti che vengano imposti alla Russia avranno l’unico effetto di convincere ulteriormente molti cittadini russi a sostenere la guerra a qualunque costo.

Ciò non toglie che il risultato dell’invasione dell’Ucraina sia totalmente fallimentare per il presidente Putin e per la Russia: operazione militare in stallo, crisi economica, isolamento, diminuito status internazionale. Dal punto di vista economico la Russia non è certo una potenza.

Il suo Prodotto interno lordo è di poco superiore a quello dell’Ohio e le possibilità di aumentare il suo tasso di crescita sono quasi inesistenti. È rimasta una economia a trazione energetica, essendo fallita in questi trent’anni quella che i russi chiamavano modernizazia.

Se l’Unione europea riuscirà nel medio periodo a diminuire la sua dipendenza dal gas russo, la Cina non sarà in grado di essere una fonte di sbocco equivalente, né vorrà essere eccessivamente dipendente dalle fonti energetiche russe. Il ruolo politico di Putin è chiaramente finito. La domanda a cui non esiste ancora risposta è la seguente: chi dopo Putin?

 

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