Il ministro della Difesa Guido Crosetto non è in conflitto di interessi. Chi lo dice? Il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto, in una nota diffusa alle agenzie di stampa.

E già questo basterebbe a indicare che la sensibilità del co-fondatore di Fratelli d’Italia per il tema è legittimo oggetto di dibattito, visto che il ministero stesso non è esattamente il soggetto più indipendente nel pronunciarsi sul ministro che lo guida.

Dopo aver sottolineato in via ufficiale che non c’è conflitto di interessi tra il suo precedente incarico di lobbista dell’industria della difesa e quello di ministro della Difesa, le prime dichiarazioni di Crosetto all’evento “Sicilia, Mediterraneo, Europa” a Siracusa sono queste: «L'industria della difesa è un importante vettore della diplomazia. La possibilità di esportare tecnologia concede la possibilità di instaurare dei rapporti tra paesi».

CONFLITTO IMPOSSIBILE 

D’altra parte, il principale argomento di Crosetto per sostenere che non c’è conflitto di interessi tra gli incarichi che tra 2018 e 2021 gli hanno portato 2,3 milioni di redditi dal settore difesa (come rivelato da Domani), è che il conflitto non ci può essere.

Nel suo incarico da lobbista dell’Aiad, associazione di categoria delle imprese della difesa e dello spazio, «l’attuale ministro ha perseguito obiettivi del tutto convergenti con quelli pubblici, rafforzando le capacità delle imprese e la conseguente competitività internazionale mediante la promozione dell’industria italiana della Difesa all’estero».

In pratica, Crosetto faceva il ministro anche quando faceva il lobbista, sostiene il ministero.

Questa tesi di sovrapposizione è difficile da sostenere: quando Gianni De Gennaro, nel 2014, è stato nominato a presidente di Finmeccanica (oggi Leonardo) ha dovuto chiedere un parere preventivo all’Antitrust sul rispetto della legge Frattini sul conflitto di interessi.

L’autorità ha avallato la nomina perché da sottosegretario ai Servizi segreti De Gennaro si occupava solo marginalmente del settore difesa, non certo perché governo e industria militare siano così allineati che le porte girevoli non sollevino obiezioni in quel settore.

Il punto è che la legge regola più i passaggi dalla politica la business che dal business alla politica, visto che la disciplina è stata fatta nel 2004 per sancire per legge che quello di Silvio Berlusconi (da magnate della tv a premier) non era un conflitto di interessi.

Quindi Crosetto ha gioco facile a sostenere che «per espressa previsione di legge, anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa».

E dunque «nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attività di Ministero della difesa».

LA BIOGRAFIA 

La biografia stessa di Crosetto, però, indebolisce questa posizione perché il ministro ha già usato le porte girevoli in entrambi i sensi: prima imprenditore, poi politico e sottosegretario alla Difesa, poi di nuovo imprenditore e lobbista del settore Difesa e di nuovo politico, ma stavolta ministro.

Come ha sottolineato in varie interviste, e come confermato da Domani, la scelta dell’incarico ha comportato alla rinuncia del «90 per cento del suo reddito».

 Detto in altro modo, Crosetto ha già sperimentato e dimostrato che passare da politico che si occupa di difesa a lobbista di settore vale il 90 per cento del suo reddito potenziale.

Molta letteratura economica ha analizzato se e quanto la prospettiva di redditi più alti nel settore privato possa influenzare le scelte del decisore politico, trovando varie conferme.

 Anche Crosetto deve aver chiaro il punto, e infatti la nota del ministero sottolinea che dal punto di vista formale non è il ministro a prendere le decisioni sulle commesse militari e i contratti: «nel settore del procurement degli armamenti (…) è il capo di stato maggiore della Desa che definisce i requisiti operativi dei sistemi d’arma da approvvigionare e il segretario generale della Difesa che avvia le attività di ricerca di carattere tecnologico e industriale e che presiede alle procedure di acquisizione attraverso le competenti direzioni tecniche».

Insomma, per respingere le accuse di conflitto di interessi Crosetto prima sostiene che ministro e industria sono allineati, poi che il ministro non ha alcun impatto sulle prospettive dell’industria. Crosetto dunque non ha conflitti di interessi, lo dice un osservatore senza conflitti di interesse: Crosetto.

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