In attesa di norme certe su cosa fare del personale sanitario che non vuole vaccinarsi, a quanto pare un’ottima proposta è quella concepita dal sindaco di Bagno di Romagna. Il primo cittadino di questo allegro borgo solatio proporrebbe di mettere tutti quelli che non hanno voglia di vaccinarsi a lavorare in un reparto Covid di un qualsiasi ospedale. Sembrerebbe un’ottima proposta a prima vista, basata su un’etica forte, quasi assiro-babilonese. Non ho capito, e se si può chiederei delucidazioni ulteriori sulla cosa, se il sindaco di Bagno di Romagna ritenga di poter tenere i non vaccinati sequestrati a lavorare nel reparto Covid giorno e notte, ventiquattr’ore su ventiquattro, o se poi questi non vaccinati che lavorano nel reparto Covid, finite le loro otto ore di lavoro, possano tornare a casa per il meritato riposo.

Nel primo caso, sequestro ventiquattr’ore su ventiquattro del sanitario non vaccinato in un reparto Covid, non so se ci siano i margini legali per farlo. Le democrazie, come abbiamo spesso visto, sono molto lente a reagire alle emergenze e a legiferare in modo adeguato. Per adesso, detta così, mi sembrerebbe qualcosa che ondeggia tra il sequestro di persona e la deportazione in un campo di lavoro (cioè, non so se si può fare), per quanto cosa eticamente ben fondata. Passiamo al secondo caso, i non vaccinati che sono stati messi tutti a lavorare nei reparti Covid, finite le loro otto ore di lavoro, a causa di questa carenza legale, possono uscire e tornano a casa, magari sull’autobus; allora io prendo l’autobus, mi siedo di fianco a uno, ci mettiamo a chiacchierare, «cosa fa lei nella vita?», «mah, sa, io non mi sono vaccinato, è da un po’ che mi hanno messo a lavorare in un reparto Covid, ho appena finito il mio turno e sto tornando a casa», «ah, bene bene, è anche no mask?», «sì, sono anche no mask, non la tengo mai la mascherina», «ah, bravo, mi scusi sa, ma devo scendere proprio a questa fermata, perché mi piace far mezza strada a piedi, saluti». Mi sa che il giorno dopo invece di prender l’autobus prendo la macchina.

Ma se uno ci pensa bene il potenziale educativo del reparto Covid è veramente poco sfruttato. Per esempio, tutta l’aria respirata che c’è nei reparti Covid e che non so che fine faccia, magari viene semplicemente buttata via, potrebbe, tramite apposite tubature venire convogliata verso le piazze dove ogni tanto qualcuno si siede su una panchina a chiacchierare con qualcun altro, e magari a bere una birra. Si potrebbero realizzare, con qualcosa di simile al domopack, dei fogli di domopack larghi una cinquantina di metri, delle coperture momentanee, della durata della pandemia, in modo da trasformare queste piazze in stanzoni provvisori dove l’aria respirata nei reparti Covid, tramite apposite condotte, venga convogliata, mentre un altoparlante dice continuamente: «Chi vuole fare due chiacchiere o bere una birra con amici su una panchina di questa piazza sappia che l’aria respirata del reparto Covid dell’ospedale x viene convogliata in questa piazza». Anche questo sarebbe educativo in modo un po’ assiro-babilonese, così uno che esce di casa per divertirsi ed espone gli altri ai rischi si espone un po’ al rischio anche lui.

Come vediamo, di soluzioni etiche ce ne sarebbero tante. È che delle volte le soluzioni che sarebbero più educative richiedono molto lavoro per essere realizzate. E magari non c’è abbastanza energia a disposizione. È per questo che è meno educativo ma più semplice spostare chi non si vuol vaccinarsi ad altre mansioni.

 

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