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La ripresa dei lavori sulla proposta di legge Zan ha riacceso il dibattito sui suoi contenuti. Tra le obiezioni, vi è quella relativa all’inutilità dell’intervento.
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A tutelare donne, persone Lgbt e persone con disabilità da discorsi e crimini d’odio basterebbero i reati che già esistono; né vi sarebbe spazio per politiche di prevenzione, operanti sul piano sociale e culturale.
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È davvero così? Ovvio che le azioni violente siano già colpite da norme comuni. Il punto, però, non è questo. Si tratta di prevenire e contrastare condotte che non colpiscono la persona per quel che fa, ma per quel che è.
La ripresa dei lavori sulla proposta di legge Zan ha riacceso il dibattito sui suoi contenuti. Tra le obiezioni, vi è quella relativa all’inutilità dell’intervento. A tutelare donne, persone Lgbt e persone con disabilità da discorsi e crimini d’odio basterebbero i reati che già esistono; né vi sarebbe spazio per politiche di prevenzione, operanti sul piano sociale e culturale. Queste ultime, anzi, esprimerebbero un’inopportuna assunzione di compiti pedagogici da parte della legge. È davvero



