Ho letto con attenzione l’articolo scritto dal collega Andrea Crisanti su cui dissento rispettosamente. Definire la maternità surrogata come una "cura" ed equipararla ad una donazione d'organo rivela una interpretazione della gravidanza come un fatto puramente meccanicistico.

Al di fuori di ogni sentimentalismo, la gravidanza è il rapporto più stretto, più intimo che due essere umani possano avere. E' un rapporto con scambio di cellule, che possono rimanere nell'organismo materno per decenni con il fenomeno del microchimerismo. E' un rapporto con scambio di ormoni, con apporto di nutrimento, con condivisione di emozioni, è un sentire insieme suoni, sapori, tristezza e felicità. Esiste tra gestante e feto un dialogo molecolare continuo fin dai primi giorni di gravidanza.

Il linguaggio di comunicazione si basa su fattori endocrini, paracrini ed autocrini. Nonostante le conoscenze acquisite, molto resta da scoprire su come questi fattori influenzino i geni dell' organismo in via di sviluppo e su come i cambiamenti genetici ed epigenetici vengono tradotti in informazioni leggibili.

Si evince da ciò che la madre surrogata non è e non può essere una semplice incubatrice e che il legame che si instaura tra gestante e feto è indissolubile e rimane per sempre contribuendo a creare il carattere del nascituro.

Questo rapporto unico ed irripetibile non può essere commercializzato (con qualsivoglia denominazione si voglia definire lo scambio di denaro), configurando uno sfuttamento, una moderna forma di schiavitù femminile, un inaccettabile avvilimento della dignità della donna.

Ma questo rapporto unico ed irripetibile non può neppure essere "donato" se non al prezzo di recidere dolorosamente legami che diventano fantasmi nel subconscio. Fantasmi che più o meno inconsapevolmente condizioneranno il vissuto della "madre pro tempore" e del bambino "albergato protempore" in un nido che poi lo ha ceduto ad altri.

Il "diritto" alla cura della "malattia sterilità" ha dei limiti biologici ed etici. La gestazione surrogata non ha nulla a che vedere con i progressi della scienza bensì si configura come una tecnologia di pezzi di ricambio o di noleggio, al prezzo di violare confini biologici e morali invalicabili.

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