Il 10 maggio il presidente Draghi incontrerà alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Questa visita potrebbe essere l’occasione per illustrare al presidente americano che gli obiettivi e gli interessi dell’Unione Europea, e dell’Italia in particolare, non sono gli stessi degli Stati Uniti nel contesto della guerra russo-ucraina. Dopo un inizio molto cauto, che prevedeva l’uscita di Zelensky dall’Ucraina, l’escalation militare ha progressivamente portato gli Stati Uniti verso una strategia che, attraverso una lunga guerra, ha come obiettivo l’indebolimento della Federazione Russa e del suo
presidente.
L’Unione Europea, pur ritrovando una forte unione tra i suoi stati membri, non ha da subito perseguito con decisione una strada diplomatica che portasse a una pace negoziata, lasciando
l’iniziativa a paesi come la Turchia e Israele. Tale strada diplomatica, basata sul realismo dei fatti, doveva anche convincere il presidente Zelensky che il ritorno alla situazione precedente al 2014 era impossibile.

L’obiettivo principale doveva essere l’indipendenza dell’Ucraina accettando la Crimea come territorio russo e il Donbass come stato indipendente. Come ha spiegato al Corriere Dmitry Rodionov  direttore del centro di ricerche geopolitiche del ministero della difesa russo – lo scenario è completamente cambiato e ora la Russia vuole annettersi tutto il corridoio a est e sud-est dell’Ucraina, collegando la Crimea alla Transnistria, togliendo così all’Ucraina l’accesso al mare con conseguenti gravi problemi logistici ed economici.

Gli obiettivi

L’Unione europea ha obiettivi diversi da quelli degli Stati uniti, non solo per la dipendenza energetica dalla Russia, ma anche perché l’inasprimento del conflitto in essere può generare enormi problemi economici, politici e militari soprattutto all’Europa per la vicinanza ai paesi belligeranti.
Le previsioni geopolitiche ci dicono che, in un futuro non troppo lontano, nel mondo ci saranno di certo due grandi potenze: Stati Uniti e Cina. La terza potrebbe essere l’Unione Europea se si arrivasse alla sua trasformazione negli Stati Uniti d’Europa basata su una Costituzione, una sola politica economica e fiscale, una sola politica estera e un esercito. Un’ipotesi, questa, più volte evocata ultimamente da diversi leader europei.

La Russia

La Federazione Russa crede di essere una grande potenza al pari di Stati Uniti e Cina ma non lo è.  È un paese arretrato la cui economia è basata soprattutto sull’esportazione delle materie prime come gas e petrolio. Il suo prodotto interno lordo pro-capite è pari a quello della Bulgaria. Sul piano militare la guerra in Ucraina ha mostrato tutte le sue debolezze e inefficienze in caso di conflitto basato sulle armi tradizionali. Ma non si può ignorare che la Federazione Russa possiede 6000 testate nucleari che la rendono una grande potenza in caso di conflitto nucleare, scenario che si spera nessuno voglia affrontare.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, si era aperta
una stagione in cui sono nate collaborazioni in molti campi tra il
mondo occidentale e la Federazione russa. Alla fine degli anni
novanta si era perfino ipotizzato che la Federazione Russa potesse
entrare nell’Unione Europea e nella Nato.

Nel 2002, come presidente dell’European Civil Aviation Conference (Ecac), organismo sovranazionale al quale aderiscono 44 paesi europei, firmai un Protocollo di Intesa con Il Vice Ministro dei Trasporti Russo Alexander Neradko, protocollo che prevedeva l’entrata della Federazione russa nell’Ecac.

Questo avrebbe comportato l’adeguamento degli standard di sicurezza dell’aviazione civile russa a quelli del resto d’Europa. Il Protocollo fu rivisto nel 2016 ma non si è mai arrivati alla sua applicazione. Questo processo di avvicinamento dell’occidente alla Russia fu interrotto dalla presidenza Putin che ravvisò nell’allargamento della Nato all’Europa dell’Est una minaccia per la sicurezza della Federazione russa. In effetti tale allargamento sarebbe dovuto avvenire con un accordo con la Federazione Russa che impegnasse l’occidente a non aggredire mai la Russia.

Per contro americani ed europei sono stati incapaci di definire una strategia comune nei confronti di Mosca. Gli americani in cerca della collaborazione russa contro il terrorismo, gli europei condizionati dalla dipendenza dalle forniture energetiche russe.

Tuttavia, se in futuro ci fosse un cambio nella dirigenza russa, con una nuova glasnost e la costruzione di una vera democrazia, non sarebbe poi utopico ipotizzare l’entrata della Federazione russa negli Stati Uniti d’Europa facendo anche parte dell’esercito europeo, in assenza di una Nato diventata obsoleta.

Tale processo non sarebbe assurdo perché la Russia è parte dell’Europa, anche se il suo territorio si estende nel continente asiatico. Soprattutto è parte dell’Europa dal punto di vista culturale. Basta pensare alla letteratura, alla musica, alla scienza e all’arte. Questa Europa unita potrebbe davvero essere una grande potenza alla pari di Stati Uniti e Cina.

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