Il comunicato con cui, il 9 luglio, il segretario di stato Usa Marco Rubio ha annunciato sanzioni nei confronti di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sul Territorio palestinese occupato al suo secondo mandato, è un vergognoso (uso lo stesso aggettivo di Rubio) e del tutto palese attacco ai principi fondamentali dei diritto internazionale e della giustizia internazionale.

I relatori e le relatrici speciali nominati dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sono esperti indipendenti, non rappresentano governi e hanno mandati che hanno a che fare la situazione dei diritti umani.

La sfacciataggine della decisione del segretario di stato Rubio è arrivata al punto che le sanzioni sono state adottate non a causa di cose che Francesca Albanese non ha fatto ma, esattamente, per le cose che ha fatto e sta facendo: “fare pressione sulla Corte penale internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani", cose tanto più essenziali in quanto è in gioco ormai da molti mesi la stessa sopravvivenza della popolazione palestinese della Striscia di Gaza.

È importante soffermarsi sulla parola «aziende» menzionata da Rubio. Appena pochi giorni fa Francesca Albanese ha pubblicato un suo nuovo rapporto, intitolato “Economia di un genocidio”, in cui denuncia che numerose imprese hanno tratto profitto dall’occupazione illegale da parte di Israele, dal suo brutale sistema di apartheid e dal suo genocidio tuttora in corso nella Striscia di Gaza.

È un rapporto documentato, curato con estrema precisione, che rivela l’esistenza di un vero e proprio network economico, dalle ovvie industrie delle armi al mondo della finanza, dal settore immobiliare a quello dell’agrobusiness fino a quel vero e proprio “buco nero” delle produzioni a doppio uso, civile e militare: scavatrici usate per le demolizioni, prodotti di sorveglianza, strumenti d’intelligenza artificiale ecc.

Il tutto causa quotidianamente uccisioni, sfollamenti e riduzione alla fame di persone palestinesi nella Striscia di Gaza e alimenta la violenza dei soldati e dei coloni israeliani in Cisgiordania, dove ad esempio le piattaforme di turismo vendono “esperienze” che sostengono le colonie.

L’impatto delle sanzioni

Le sanzioni, mutuate da quelle applicate dall’ordine esecutivo del 6 febbraio contro la Corte penale internazionale, prevedono il blocco di eventuali beni posseduti negli Usa, il divieto di rapporti professionali con gli americani e quello di entrare nel paese, tanto alla persona interessata quanto a quelle a lei vicine.

Non è chiaro se le sanzioni decise da Rubio potrebbero impedire a Francesca Albanese di prendere parte a riunioni ed eventi alle Nazioni Unite a New York: l’accordo di sede tra Onu e Usa prevede il diritto di chi si deve recare al Palazzo di vetro per motivi di servizio di poterlo fare, ma la relatrice speciale è un’esperta indipendente che agisce a titolo individuale.

Quello che è chiaro, invece, è che nel suo secondo mandato l’amministrazione Trump sta portando avanti una deliberata politica di intimidazione e riduzione al silenzio nei confronti di chiunque – che sia lo studente Mahmoud Khalil o la relatrice speciale Onu Francesca Albanese – osi parlare in favore dei diritti umani delle persone palestinesi.

Quanto al sostegno incondizionato a Israele, Trump si è spinto persino oltre quello espresso dal suo predecessore Biden. L’obiettivo delle sue politiche è duplice: garantire completa impunità a Israele per i suoi crimini nel Territorio palestinese occupato e colpire chi quell’impunità prova a denunciarla e a sfidarla.

L’Alto commissario Onu per i diritti umani Volker Turk e il presidente del Consiglio Onu dei diritti umani Jürg Lauber hanno condannato l’attacco a Francesca Albanese.

C’è da sperare che, se l’Unione europea non vorrà farlo collettivamente (già sarà arduo, la prossima settimana, raggiungere l’unanimità sulla sospensione dell’accordo di associazione con Israele), gli stati membri respingano queste sanzioni vendicative ed esercitino le massime pressioni diplomatiche sul governo statunitense perché siano annullate. Il governo italiano finora tace.

Se si crede ancora in un ordine internazionale basato sulle regole e sul rispetto del diritto internazionale, se si pensa che l’espressione diritti umani non debba essere sostituita dal diritto del più forte, il lavoro e l’indipendenza di persone come Francesca Albanese vanno protetti.

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