Da due giorni sui social molti ridacchiano mentre va a ripetizione il video del sindaco di Firenze Dario Nardella che agguanta un attivista di Ultima generazione, già fermato dai vigili, che stava imbrattando palazzo Vecchio. A nessuno dei tanti commentatori sghignazzanti è venuta però la curiosità di sapere lo scopo della protesta.

Chiaro che la vernice simbolica (per quanto lavabile ma con spreco di acqua, dicono i critici) non basta più e genera più nemici che sodali, ma ancora una volta i ragazzi di Ultima generazione hanno colpito con una logica, non sono dei vandali.

Se la prendono con il Comune di Firenze per i troppi limiti all’installazione dei pannelli fotovoltaici e per la scelta di privilegiare la tutela del centro storico e dei suoi monumenti rispetto alla produzione di energia rinnovabile.

Da qui la scelta di colpire un monumento, la cui tutela è più importante di quella del clima.

Va però ricordato che la giunta Nardella ha liberalizzato, a ottobre scorso, l’installazione dei pannelli, con la revisione dei limiti fissati nel 2015 e che una parte delle limitazioni (per la zona delle Ville Medicee di Castello) arriva dalla soprintendenza, cioè dal ministero della Cultura.

Si pone dunque il problema di ogni rivoluzione: i nemici peggiori sono quelli chi si oppongono a ogni cambiamento – vedi Lega, Fratelli d’Italia, il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin – o chi predica e pratica il cambiamento graduale e pragmatico, come Nardella?

Sulla denuncia dello scandalo dei rifiuti tossici interrate sotto le strade toscane da imprese in combutta con la ‘ndrangheta c’è poco da aggiungere, Domani ne scrive da due anni in perfetta solitudine, perché in tanti preferiscono silenzi e omertà quando le inchieste riguardano il centrosinistra e il Pd in particolare.

Ultima Generazione e i tanti attivisti del clima hanno guadagnato visibilità sufficiente a farsi notare e a imporre i loro temi, ma ora serve strategia e mira, nelle azioni.

 Anche la nuova battaglia contro i sussidi ambientalmente dannosi richiede un approccio pragmatico: impensabile che vengano aboliti tutti e 34,5 miliardi in un colpo solo, ma ci sono centinaia di milioni, più probabilmente miliardi, che si possono provare a risparmiare con azioni molto mirate, che si tratti degli 81 milioni per la ricerca su gas e petrolio  o 1,8 milioni di riduzioni delle accise per le navi logistiche (analisi di Legambiente).

Chi sono i soggetti e quali i settori inquinanti che beneficiano? Attraverso quali attività di lobbying? Chi sono i singoli decisori politici su cui fare pressione?
Gli attivisti ambientali si sono guadagnati l’attenzione che chiedevano, adesso è il momento di diventare agenti del cambiamento.

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