Il fotografo Francesco Zizola riceverà il premio Baffo Rosso sabato 29 ottobre a Torino, in Ogr, nell’ambito delle giornate del premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo 2022 che si tengono dal 26 al 29 ottobre. La premiazione e tutti gli incontri delle Giornate sono aperti al pubblico fino ad esaurimento dei posti in sala e sono trasmessi in diretta su www.premiorobertomorrione.it. Al Circolo dei lettori di Torino venerdì 28 e sabato 29 ottobre sono esposti alcuni scatti e cortometraggi di Francesco Zizola.


Mentre scrivo queste note, nel canale di Sicilia stanno navigando verso l’Italia circa tre gommoni con centinaia di persone a bordo. Hanno segnalato la loro posizione a una Ong che invia le coordinate alle unità di soccorso con l’obiettivo di salvare le vite dei passeggeri delle imbarcazioni in difficoltà.

Dieci giorni fa, in una giornata con condizioni meteorologiche simili a quelle odierne, si erano perse le tracce di un’imbarcazione che aveva lanciato ripetuti sos per ore. Le autorità governative che gestiscono le emergenze in mare (Guardia costiera italiana, maltese e libica) avevano reagito ai continui allarmi con circa 20 ore di ritardo e le navi mercantili che avevano sentito i messaggi e si trovavano nelle vicinanze non avevano osato avvicinarsi per non rischiare il sequestro della nave da parte delle autorità.

Dopo 24 ore, una vedetta della Guardia costiera italiana ha raggiunto il luogo indicato nell’ultimo disperato messaggio lanciato dai passeggeri dell'imbarcazione e ha trovato solo una ventina di cadaveri, quelli che indossavano un giubbotto di salvataggio o una camera d’aria di un pneumatico; gli altri, circa ottanta, tra cui donne e bambini, si presume siano annegati e si trovino in fondo al mare.

Da quando il governo italiano ha interrotto l’operazione di ricerca e salvataggio denominata Mare nostrum nel 2016, nel Mediterraneo si sono verificate le più grandi tragedie registrate nella storia del mare. Migliaia di esseri umani sono lasciati annegare o abbandonati nelle mani degli ufficiali della Guardia costiera libica, pagati dai governi occidentali per scoraggiare le partenze e riportare in Libia – all’interno dei lager di prigionia e tortura  –  i migranti catturati in mare.

Nel frattempo, l’intera macchina del potere istituzionale ha messo in atto una gigantesca operazione di disinformazione che dipinge i migranti come approfittatori e ladri (delle nostre donne, dei nostri posti di lavoro, delle nostre proprietà private) e si ammanta di ipocrita solidarietà destinando parte del denaro della cooperazione a progetti di “aiuto” ai paesi di provenienza dei migranti.

Sono scomparse dai telegiornali e dai programmi di approfondimento tutte le inchieste che mettono in luce le oscene ragioni dei nostri reali interessi geopolitici ed economici nelle aree coinvolte dalle ondate migratorie verso l’Europa.

Nulla si dice, ad esempio, sulla rapina delle risorse ittiche nelle zone costiere più pescose dell’Africa occidentale, quelle del Senegal, da parte dei pescherecci europei, salvo poi criminalizzare gli immigrati africani che provengono da quelle zone, fuggiti dalla povertà e dalla fame.

Si potrebbe anche accennare a una delle ragioni del conflitto che insanguina il Congo da decenni: la presenza nel suo sottosuolo di ricchezze minerarie ben note alle multinazionali occidentali che ne traggono profitto senza nemmeno pagare i diritti di sfruttamento di quelle miniere, utilizzando manodopera locale spesso sottopagata o non pagata affatto. E così si potrebbe procedere per esempi illuminanti che raccontano una storia di neocolonialismo feroce e ipocrita come detto. Il problema dell’informazione è oggi cruciale anche perché, per continuare a perpetuare il dominio economico e finanziario sul mondo, i poteri costituiti si avvalgono di uno strumento che si è rivelato strategico: la democrazia.

Oggi noi siamo tutti abitanti del mondo occidentale che votano e permettono ai nostri governanti queste atrocità. Lo facciamo perché l’informazione è controllata e qualsiasi voce indipendente o critica è scoraggiata, anzi è criminalizzata e annientata fino a scomparire.

Davanti ai nostri occhi, l’Europa sta girando la testa dall’altra parte ed è incapace di aiutare gli esseri umani la cui unica colpa è quella di cercare di sopravvivere al deserto economico e culturale in cui l’occidente sta trasformando il loro mondo.

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