Parigi brucia e non è un momento felice per la democrazia. Assistiamo ad un fenomeno che non può non preoccupare: l’allineamento delle corti con le decisioni dei governi. Quasi che i poteri dei governi costituzionali invece di limitarsi si allineino, per giunta su posizioni che contrastano fortemente con l’opinione della popolazione e spesso anche con i conclamati diritti sociali e umani.

La legge sull’innalzamento dell’età pensionabile voluta dal presidente Macron è stata sostanzialmente approvata dal Consiglio Costituzionale che invece ha bocciato la proposta di referendum abrogativo. L’innalzamento dell’età pensionabile manterrà comunque la Francia al di sotto della norma in Europa e in molte altre economie sviluppate, dove l’età in cui si applicano le prestazioni pensionistiche complete è di 65 anni e si sta spostando sempre più verso i 67 (come in Italia).

Ma quel che qui interessa sottolineare è che la notizia della decisione della corte è stata come benzina sul fuoco. Un’immediata chiamata alla mobilitazione, molta folla che intona inni, una minoranza che incendia i cassonetti. La polizia in tenuta antisommossa e le prima barricate che si alzano. Come ripassare un libro di storia: «Aux armes, citoyens». Non sarà probabimente una rivoluzione e forse neppure una crisi che indurrà l’inquilino dell’Eliseo a dimettersi.

Ma il corso che questa vicenda sta prendendo merita attenzione. Le rivolte persistenti e le forme di scontento che serpeggiano almeno da due decenni, intensificate dalla crisi del 2008, stanno gradulamente mostrando un volto nuovo. L’uso della violenza messo in atto a Genova nel 2001 contro manifestanti che contestavano pacificamente i progetti neoliberisti ha fatto scuola. Ora però, alla repressione si affianca una strategia di legittimazione formale da parte dei poteri di controllo.

I governi si fanno più repressivi, certamente, ma alla coercizione si aggiunge la benedizione da parte del potere costituzionale. Il caso della Francia richiama quello della Gran Bretagna, dove recentemente la corte è intervenuta a favore della norma voluta da Boris Johnson con la quale lo stato spedisce in Ruanda i migranti “clandestini” che arrivano attraverso il Canale della Manica. Anche qui la corte ha dichiarato “legittima” una misura a dir poco controversa. Si assiste ad un allineamento del potere “negativo” o di censura delle corti, con il potere “positivo” o di decisione degli esecutivi; ciò apre un campo nuovo alle politiche repressive.

La polarizzazione che i populisti esaltano viene ora praticata proprio dall’establishment, che si unisce e si asseraglia. Intervistato dalla Cnn un esperto di diritto costituzionale francese ha dichiarato che l’operazione di polizia per proteggere il tribunale è senza precedenti. «Per quanto mi ricordo, non ho mai visto immagini del genere prima d’ora».

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