- Ora ai francesi non restano vie di fuga istituzionali al dissenso, resta solo la vaga speranza che un secondo quesito referendario venga accolto. Il Consiglio costituzionale ha dato il via libera alla riforma delle pensioni.
- Macron – che fino a questo punto della storia ha tirato dritto, ignorando o reprimendo il dissenso – crederà di avere la strada spianata. Soltanto se il 3 maggio il secondo quesito referendario venisse validato dai “saggi”, dal 2024 se ne potrebbe ridiscutere. Il fatto è che però non basta un via libera scandito da nove membri di un Consiglio in una sala agghindata di drappi e di dipinti dentro il Palazzo Reale, perché anche la Francia si sintonizzi a favore.
- Checché ne pensi Macron, o la premier da lui scelta Élisabeth Borne, la determinazione ad andare avanti a dispetto di tutto non è senza conseguenze. La Francia esce provata da questo passaggio, e pure Macron e Borne.
Ora ai francesi non restano vie di fuga istituzionali al dissenso, resta solo la vaga speranza che un secondo quesito referendario venga accolto. Il Consiglio costituzionale ha dato il via libera alla riforma delle pensioni, invalidandone solo un passaggio assolutamente non dirimente (l’“indice senior” e cioè l’obbligo per le aziende di dichiarare quanti over 55 impiegano). Questo pronunciamento dei “nove saggi” era l’ultimo ostacolo istituzionale che si frapponeva all’entrata in vigore del p



