- Mia figlia mi ha raccontato che a scuola è arrivato un bambino russo. Ad accogliere il nuovo arrivato è stato un compagno di classe che è metà russo e metà ucraino
- Non c’è un finale in questo aneddoto, ma mi ha spinta a riflettere su cosa vorrà dire per il bimbo russo “integrarsi” e “appartenere” in questo ambiente
- Per riuscire ad “appartenere” in una comunità che non è quella di origine, bisogna avere il coraggio di presentarsi per quello che si è. E chi ci accoglie non deve mettere l’identità al primo posto
Qualche giorno fa mia figlia mi ha raccontato che a scuola è arrivato un bambino nuovo. Un bambino russo. È una scuola con alunni di varie nazionalità, frequentata da espatriati (non viviamo in Italia), dove essere stranieri è normale. Ma l’arrivo del bambino russo ha colpito l’immaginazione degli altri in modo particolare, per via della guerra. Il risultato è una sensazione di curiosità e mistero che percorre le aule. A scuola ci sono già un paio di bambini russi, ma sono lì da prima della g



