Non avevo mai capito il valore di essere il più uno di qualcuno. Nessuno ti chiede niente in cambio e sei solo una dama di compagnia che gode di benefici indiretti. Come questi quattro giorni in Puglia, vista mar Ionio servita e riverita.

Sono qui ai Magna Grecia Awards accompagnatrice di Lavinia Fuksas che domenica riceverà un premio per l’etica e la sostenibilità del suo lavoro. Crea gioielli preziosi e anche io non sapevo quanta fatica si faccia a controllare la filiera dei lavoratori delle pietre, spesso minorenni e sfruttati.

Intanto giovedì sera, godendo del mio privilegio di ospite, mi sono commossa più volte. La prima quando Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, sul palco ha raccontato la sua visita ai campi di detenzione in Libia. E poi quando ha spiegato l’importanza degli affidi veloci, appena i minori senza famiglia arrivano in Italia. «Utili per trasmettere tranquillità ai ragazzi».

Ho pianto anche quando ha parlato Luca Trapanese, che da single e gay, è riuscito ad adottare la piccola Alba che ha la sindrome di down: «Quattro famiglie al mese rinunciano a un’adozione perché il figlio che viene dato loro non corrisponde alle aspettative», ha spiegato. E ho applaudito alle parole di umanità dell’attore Pietro Turano – che già avevo amato nella serie Skam – e del professore di psicologia Alessandro Taurino.

Siamo poi finiti tutti attovagliati, tra rosé e gnocchetti ai gamberi, e con Iacomini abbiamo ricordato la missione in Libano fatta insieme anni fa con Elisabetta Canalis. Eravamo lì a visitare i piccoli siriani nelle tende, senza un futuro.

«Ci sono tornato altre volte con alcuni big della musica», raccontava lui. «Ma l’empatia non si compra. Alcuni non toccavano i bambini, avevano paura di prendere le malattie. Uno si preoccupava più del contratto che della missione. E quando lo vedo piagnucolare sui social mi saltano i nervi». E di nuovo giù lacrime. La vita del più uno non è facile come credevo.

Spunta blu

Ho la spunta blu quindi sono, direbbe Cartesio se vivesse oggi. In 24 ore Instagram ha venduto 44 milioni di spunte blu per 660 milioni di dollari, e il giro dei pierre della moda è in fermento, «la spunta blu non vale più niente ora che tutti possono comprarla a 16,99 euro al mese», mi dice uno di loro.

«Adesso che tutti sono certificati, la vera coolness è non essere certificati», ha scritto su Twitter la mia icona di stile Ramona Tabita. Mentre scorro i profili, noto che anche il mio parrucchiere Max Valvano l’ha presa. Ma io a lui l’avrei già data dieci anni fa solo perché ogni volta che metto la testa sotto il casco, di fianco ho sempre qualcuno di noto.

Da Alessandro Matri a Christian Brocchi, perfino l’archistar Fabio Novembre. Pochi giorni fa era a Formentera a festeggiare il cinquantesimo di Bobo Vieri di cui è amico da una vita. I segreti sul calcio che custodisce Max li porterà con sé nella tomba, e solo per questo fossi stata in Mark Zuckerberg avrei avuto per lui un occhio di riguardo già da tempo.

Barbie palla di fuoco

Chi si ostina a organizzare eventi a Milano a luglio è un eroe. Come l’altra sera, per la festa dedicata al film di Barbie nel Mall di City Life. Io mi sono limitata a guardare le storie degli amici su Instagram perché ero in Toscana, e ammetto di non averli invidiati. Soprattutto durante la fila per la foto nel camper di Barbie, con 35 gradi all’esterno.

Ho esitato solo quando ho visto le cantanti Annalisa e Mara Sattei, che amo entrambe. Ma la voglia di essere lì è passata subito quando Andrea Caravita mi ha detto che durante la proiezione al cinema è saltata l’aria condizionata e stavano morendo tutti soffocati nei loro abiti rosa.

Il gadget a fine serata era una borsa di stoffa di Barbie con dentro una Barbie, un braccialetto di Barbie e un pacco di pasta di Barbie. «Era tutto molto average, non come ti immagini», ha commentato lui in partenza per Mykonos. Ieri sera invece ho sofferto per il concerto del jazzista Makaya Mc Craven alla Triennale.

La sua bravura unita alla presenza scenica – un modo elegante per intendere altro – sono ipnotici. Però subito dopo il primo pezzo è venuta giù la grandine e lui ha continuato a suonare sotto una tettoia, col pubblico che batteva le mani a tempo e la sicurezza che a un certo punto ha interrotto la poesia.

Ha postato dei video il mio amico Federico Bernocchi e io ho guardato le sue storie fino a consumarle. Federico lavora alla radio e da qualche anno vive a Boston per stare di fianco alla moglie Francesca che insegna ad Harvard – è architetta del verde, ex allieva di Boeri. Io anche a lui avrei dato la spunta blu da tempo, ma conoscendolo credo che non sappia neppure che cosa sia.

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