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Lo spettacolo ha in sé qualcosa di indecente. Dal rito stanco alle rivendicazioni da esibire per far dimenticare le infelici uscite di un ministro della Giustizia o gli applausi partiti dagli alleati governativi sul famigerato “reato che non c'è”, il concorso esterno in associazione mafiosa.
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Più ci allontana dalle stragi e più il ricordo delle vittime viene stravolto. Basta impossessarsi di una loro parola o di una frase per poi scaraventare tutto addosso ai nemici del momento.
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Il consiglio è quello di andarsi a rileggere cosa aveva dichiarato Paolo Borsellino a Repubblica e all'Unità, il 20 luglio del 1988: «Lo stato si è arreso, della lotta alla mafia restano solo macerie».
Di chi è Paolo Borsellino in questa torrida estate del 2023? Tutti lo vogliono, tutti che lo tirano di qua e di là per fargli dire anche quello che non ha mai detto, tutti che si impadroniscono del suo pensiero e della sua eredità. Di chi è il cadavere di Paolo Borsellino trentuno anni dopo le stragi? Lo spettacolo ha in sé qualcosa di indecente. Il 19 luglio che cambia mutevolmente di stagione in stagione, dal ricordo commosso al rito stanco, dalla fastidiosa retorica si è arrivati oggi all'



