Giorgia Meloni tenta di tornare ai fondamentali della sua storia politica per tentare scacciare i fantasmi delle polemiche sulla giustizia e intorno al suo governo. Per questo ha lasciato gli impegni europei di Bruxelles e stamattina sarà a Palermo, alla cerimonia di commemorazione della strage di via D’Amelio, in cui morirono il 19 luglio 1992 morirono Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. 

Il giudice antimafia è uno dei simboli nel pantheon di Fratelli d’Italia ed è uno dei miti della stessa premier: nel suo libro racconta di come, quindicenne, iniziò a fare politica nel Fronte della Gioventù dopo l’omicidio Borsellino e Meloni lo ha ricordato anche nel suo discorso di insediamento: «Il percorso che mi ha portato oggi a essere presidente del consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe».

Proprio in quel 26 ottobre 2022 alla Camera, all’inizio dello scalone, c’era una foto del giudice ucciso, la «chiusura di un cerchio» secondo Meloni. Che forse aveva immaginato il suo ritorno da premier alla commemorazione con al fianco il ministro della Giustizia targato FdI. 

Invece lo strascico delle polemiche sul concorso esterno in associazione mafiosa che il guardasigilli Carlo Nordio vorrebbe rivedere ha guastato i suoi programmi, lasciando incompleto l’intento commemorativo ma soprattutto quello di rinsaldare il legame con i miti della destra da cui è nata. 

La premier infatti dovrà rinunciare all’evento simbolico a cui probabilmente teneva di più: la tradizionale fiaccolata serale organizzata dalla destra palermitana in ricordo di Borsellino. «Ragioni di ordine pubblico», è stato fatto sapere, e il sottinteso è quello di evitare il rischio di contestazioni durante il corteo. 

Del resto è ancora fresco il ricordo di quanto accaduto durante le commemorazioni per la strage di Capaci, quando la questura di Palermo ha dato l’ordine di caricare studenti e sindacalisti che sfilavano in una contro manifestazione rispetto al corteo ufficiale.

Prima della fiaccolata della destra, infatti, in città si svolgerà un altro evento, indetto dall’Arci e da altre associazioni progressiste e che avrà tra i protagonisti Salvatore Borsellino, il quale nei giorni scorsi ha chiesto a Meloni di sconfessare pubblicamente Nordio. Che si terrà ben lontano dalla Sicilia e ha fatto sapere che commemorerà l’anniversario della strage con una cerimonia religiosa a Roma.

Nessun tanto atteso bagno di folla per la premier, quindi, e intento di pacificazione con la destra storica riuscito solo a metà. Meloni rimarrà confinata nella caserma Lungaro e poi negli uffici dove si svolgerà il tavolo per un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. In piazza ci saranno numerosi esponenti del parlamento e del governo di Fratelli d’Italia, ma non sarà la stessa cosa.

La ferita a destra

Ma la ferita con il suo mondo d’origine è profonda e la premier se ne è resa conto. Alla storica destra siciliana non sono suonate sufficienti le dichiarazioni di Meloni sul fatto che la riforma del concorso esterno – tra le creazioni giuridiche di Giovanni Falcone per colpire la cosiddetta zona grigia – «non sia tra le priorità».

Si aspettavano tutti parole più severe, un no di merito contro l’indebolimento delle norme antimafia e non solo uno stop politico. Un malessere di cui nei giorni scorsi si è fatto portavoce l’ex missino e promotore della prima fiaccolata, Fabio Granata: «È inaccettabile che il problema di Nordio non sia la mafia, ma i magistrati».

Per questo Meloni era decisa ad utilizzare la commemorazione di Borsellino come un momento di riappacificazione e di ritorno anche simbolico ai valori costitutivi di Fratelli d’Italia, che storicamente è sempre stata schierata su posizioni molto dure – qualcuno le definirebbe giustizialiste - in materia di giustizia e non solo sulla lotta antimafia. 

Invece, dopo otto mesi di governo la premier si trova a guidare un governo in cui il suo guardasigilli e gli alleati di Forza Italia parlano di revisione del concorso esterno. E con tre grane sempre più difficili da ignorare: il rinvio a giudizio del sottosegretario Andrea Delmastro per rivelazione di segreto, l’indagine per reati economici a carico della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, e le uscite improvvide del presidente del Senato Ignazio La Russa sull’indagine per presunto stupro a carico di suo figlio.

Questa è l’aria che si respirerà oggi a Palermo nel mondo dell’antimafia, dove la destra si è sentita tradita proprio dalla prima presidente del consiglio proveniente dalla galassia ex missina e i movimenti di sinistra riscoprono l’attivismo civile come forma di opposizione.

Nel capoluogo siciliano, infatti, ci saranno anche la segretaria del Pd, Elly Schlein e l’ex pm siciliano eletto con il Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato ed entrambi parteciperanno ad  eventi pubblici di commemorazione.

© Riproduzione riservata