Umiliazioni, pestaggi e stupri: il destino dei manifestanti minorenni nelle carceri iraniane. «Ci hanno detto di fare il verso della gallina per mezz’ora, fino a quando ‘non avremmo fatto le uova’. Poi ci hanno fatto fare sollevamenti per un’ora».

Questa è la più grottesca delle testimonianze contenute in una ricerca di Amnesty International sui maltrattamenti e le torture inflitti ai minorenni arrestati nel corso delle manifestazioni iniziate lo scorso settembre in Iran, dopo la morte sotto tortura della ventiduenne Masha Amini, “colpevole” di avere una ciocca di capelli sporgente dal velo.

Omettendo nomi, età e luoghi di detenzione per tutelare la loro incolumità, Amnesty International ha raccolto molte altre testimonianze di minorenni, anche di soli 12 anni, tenuti in isolamento per giorni o settimane e selvaggiamente torturati.

Se l’intento di obbligare un ragazzino in cella a «fare il verso della gallina per mezz’ora» è quello di umiliare e schernire, la testimonianza che segue illustra bene gli altri obiettivi: punire, terrorizzare ed estorcere false confessioni, spesso filmate e poi trasmesse in tv in prima serata:

«Ci hanno dato le scariche elettriche, uno mi ha colpito in faccia col calcio di una pistola, poi ho ricevuto scariche elettriche sulla schiena e mi hanno picchiato sui piedi e sulle mani coi manganelli. Ci hanno minacciato che se l’avessimo detto in giro ci avrebbero arrestati di nuovo, ci avrebbero fatto persino di peggio e avrebbero restituito i nostri corpi alle famiglie».

Le torture 

In questo racconto ci sono elementi fissi che ricorrono in tutte le altre testimonianze: la ferocia delle torture e la minaccia di conseguenze persino peggiori se si oserà rendere pubblico l’accaduto.

Immancabili, nell’elemento fisso delle torture, ci sono gli stupri e altre forme di violenza sessuale. Non solo contro le ragazze. Questa è la testimonianza di una madre che ha sfidato il divieto di denunciare:

«Mio figlio mi ha detto: ‘Mi hanno tenuto appeso fino al punto in cui sentivo che le braccia si stavano per spezzare. Mi hanno obbligato a dire quello che volevano dopo che mi avevano stuprato con un tubo flessibile. Mi hanno preso le mani e mi hanno obbligato a lasciare l’impronta digitale su dei fogli”».

Quando non c’è la violenza fisica, ci sono le torture psicologiche. Questa è la testimonianza di un’altra madre: «Hanno accusato mia figlia di aver dato fuoco al velo, di aver insultato la Guida suprema e di voler rovesciare la Repubblica islamica. Le hanno detto che sarebbe stata condannata a morte e le hanno imposto di non dirlo a nessuno. L’hanno costretta a firmare con le impronte digitali dei documenti. Ora ha incubi tutte le notti e non esce più di casa. Non riesce neanche a leggere i libri di scuola».

Le lettere di pentimento 

Le autorità iraniane hanno ammesso di aver effettuato oltre 22.000 arresti in relazione alle proteste degli ultimi sei mesi. Sebbene non abbiano fornito informazioni su quanti fossero i minorenni, gli organi d’informazione statali hanno riferito che erano una porzione significativa delle persone arrestate.

Sulla base delle testimonianze di decine di detenuti di ogni parte dell’Iran che hanno assistito ad arresti su arresti e considerato che le ragazze e i ragazzi erano spesso in prima fila nelle manifestazioni, Amnesty International ritiene che i minorenni arrestati possano essere stati migliaia.

I responsabili degli arresti e delle successive sevizie sono le Guardie rivoluzionarie, i paramilitari basiji, i reparti di pubblica sicurezza della polizia e altri servizi dell’intelligence.

Numerosi detenuti minorenni sono stati scarcerati, spesso su cauzione, in attesa dello sviluppo delle indagini o del rinvio a giudizio. 

Molti sono tornati in libertà dopo aver firmato “lettere di pentimento” e aver promesso di astenersi in futuro da attività politiche e di partecipare a raduni a favore del governo.

Prima della scarcerazione, sono stati minacciati che, se si fossero lamentati del trattamento subito, sarebbero stati accusati di reati che prevedono la pena di morte o i loro familiari sarebbero stati arrestati.

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