- In Iran è tornata a esplodere la protesta popolare. Le manifestazioni di piazza si sono diffuse in tutte le principali città del Paese alla notizia della morte della giovane Mahsa Amini, il 16 settembre scorso.
- A una settimana dall’inizio delle contestazioni il regime ha risposto come sua consuetudine: blocco di internet e brutale repressione delle manifestazioni, provocando per il momento più di trenta vittime.
- Dietro la gestione della crisi da parte del regime si cela una strategia ben precisa; non quella di contestare sul piano fattuale l’esistenza delle proteste, difficile da negare nell’epoca dei social media, quanto piuttosto quella di “brandizzare” l’instabilità sul piano comunicativo, imponendo la propria narrazione.
In Iran è tornata a esplodere la protesta popolare. Le manifestazioni di piazza si sono diffuse in tutte le principali città del Paese alla notizia della morte della giovane Mahsa Amini, il 16 settembre scorso. La ventiduenne era stata arrestata a Teheran dalla polizia morale del regime, accusata di «abbigliamento non adeguato» per non aver indossato correttamente l’hijab, il velo islamico che secondo la legge iraniana le donne devono indossare obbligatoriamente. A pochi giorni dal suo arre



