Che l‘Ucraina fosse uno dei paesi più corrotti nel mondo era da sempre un fatto ampiamente riconosciuto; se si consulta il corruption index, l’Ucraina si colloca al 120esimo posto sui 160 paesi considerati.

All’inizio della settimana il problema della corruzione in Ucraina è balzato all’attenzione con le accuse di corruzione contro due alti funzionari statali e cinque governatori regionali.

Si sono dimessi il vice capo dell’ufficio presidenziale Kyrylo Timochev e il viceministro della difesa Viaceslav Shapovalov mentre è stato licenziato il vice procuratore generale Oleskiv Simonenko.

Inoltre, negli ultimi quattro giorni quindici alti funzionari sono stati licenziati o si sono dimessi dopo essere stati accusati di corruzione da un gruppo di giornalisti e dalle autorità anticorruzione.

Sabato scorso il viceministro delle infrastrutture Vasyl Losinsky è stato incarcerato dalle autorità anticorruzione e contemporaneamente rimosso dal suo incarico.

È stato accusato di aver alzato il prezzo dell’equipaggiamento invernale militare e dei generatori di elettricità in un periodo in cui parti dell’Ucraina soffrono per mancanza di energia per la distruzione delle infrastrutture causata dai bombardamenti dell’esercito russo.

Il viceministro è stato accusato di essersi impadronito in modo fraudolento di 400.000 dollari dei quali 30.000 in contanti sono stati trovati nel suo ufficio.

I media ucraini hanno accusato il ministro di aver sottoscritto contratti a prezzi due o tre volte maggiori di quelli normalmente praticati.

Questo tentativo di rendere meno corrotte le istituzioni ucraine è dovuto non solo alla necessità di rendere efficienti i meccanismi di governo, ma anche alla pressione dei paesi occidentali che per anni hanno ripetutamente chiesto riforme anticorruzione poiché molto spesso gli aiuti finanziari e militari venivano vanificati a causa della diffusa corruzione.

La zavorra

Il grande problema dell’Ucraina è che non si è mai formata una classe dirigente degna di questo nome dal momento che i vari oligarchi nati dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica hanno di fatto governato direttamente il paese perseguendo soltanto interessi personali senza nessun argine da parte della sfera istituzionale.

L‘Ucraina è un paese fragile economicamente, istituzionalmente, culturalmente e religiosamente diviso.

Nel 2020 il reddito pro-capite era sostanzialmente uguale a quello del 1991, pari a meno della metà di quello della Bulgaria, uno dei paesi più poveri della regione.

In Ucraina sembra che il tempo sia trascorso invano per oltre vent’anni: mentre nel 1992 il reddito medio ucraino era il 90 per cento di quello polacco, attualmente è meno del 40 per cento.

A parità di potere d'acquisto, il reddito pro capite polacco è quadruplicato dal 1992, mentre quello ucraino è cresciuto dieci volte di meno.

 A confronto con le altre economie vicine gli anni trascorsi dal 1991 sono un sostanziale fallimento, contrariamente a quelle che erano le previsioni di gran parte degli osservatori che prevedevano un brillante futuro per il sistema economico ucraino: transizione veloce e avvicinamento alla Unione europea.

La corruzione è stata una delle cause di questo fallimento e richiederà riforme profonde per essere superata, molto al di là della recente stretta anticorruzione dovuta sia alla guerra sia alla pressione occidentale.

La richiesta di Zelensky di un maggior impegno finanziario e militare non poteva essere accolta senza qualche garanzia in questo senso.

Si può dire che la guerra stessa costringe a contrastare la corruzione. Lo stato si rafforza, gli oligarchi si indeboliscono, il commercio illegale di petrolio e gas diminuisce.

La guerra impone di non disperdere risorse e come tale funziona come la più forte spinta anticorruzione.

Ma un vero processo riformistico si potrà realizzare soltanto quando le armi taceranno. Prospettiva che sembra oggi allontanarsi data la recente escalation. Mandare carri armati all’Ucraina è necessario, ma certamente non risolutivo.

Al di là delle dichiarazioni di Zelensky, l’Ucraina non può vincere questa guerra e ci si deve chiedere cosa vorrebbe dire vincere una guerra contro una potenza nucleare.

La continuazione della guerra non può che portare all’ulteriore distruzione delle infrastrutture e dell’apparato industriale ucraino.

Solo una Europa capace di tutelare i propri interessi potrebbe essere l’agente politico in grado far cessare gli scontri armati, ma questo non è nell’interesse degli Stati Uniti da cui l’Europa non riesce a distaccarsi ed avere una iniziativa politica autonoma.

La guerra continuerà nel centro del continente europeo richiamando memorie della seconda guerra mondiale che sinceramente pensavamo non avremmo più vissuto.

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