Dopo la sentenza della Corte suprema

La “cultura della vita” delle destre è un attacco all’uguaglianza

  • Cos’è la “cultura della vita” che le destre, da occidente a oriente, sostengono di difendere dalla minaccia del progressismo dei diritti? Si può parlare di “vita”, quando la sua portata semantica si riduce al tempo breve del principio e della fine, mentre tante “vite”, al plurale, sono rigettate nell’indifferenza?
  • Nella discussione sul destino del diritto all’aborto negli Stati Uniti, o in Italia, un tema cruciale è il sacrificio di vite di donne, in particolare povere, razzializzate, marginalizzate, che questo fondamentalismo è orientato a provocare.
  • Resta da chiedersi se il discorso delle destre che oggi teorizzano la personalità del feto, e attaccano per il suo tramite la salute delle donne, sia compatibile con i requisiti di uno stato di diritto democratico.

«Per noi della vita conta solo il feto dal primo giorno, il parto e prima de morì, in mezzo ce sta un grandissimo chissenefrega»: così sentenziava Padre Pizzarro, memorabile personaggio televisivo di Corrado Guzzanti. Si potrebbero liquidare con questa ironia, feroce e amarissima, le dichiarazioni d’esultanza della galassia pro life seguite alla sentenza della Corte Suprema americana che abolisce la tutela giuridica dell’interruzione di gravidanza a livello federale. È stato affermato «il dir

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