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La democrazia non può reggere all’eccitazione permanente

Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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  • La campagna elettorale americana è passata senza troppi drammi, e il risultato dello scontro non si è rivelato particolarmente eccitante.
  • Questo, nella grammatica delle elezioni americane, segnala un problema. Alexis de Tocqueville nel suo sempiterno La Democrazia in America scrive che la campagna elettorale è il momento in cui «l’intera nazione brilla di una eccitazione febbrile».
  • La campagna conclusasi questa notte è apparsa invece sottotono, non soltanto per le ovvie ragioni sanitarie globali, ma perché arrivata dopo quattro anni di esagerazione emotiva come condizione normale del discorso politico.

Al netto di una pandemia che ha sconvolto qualunque dimensione dell’esistenza umana, la campagna elettorale americana è passata tutto sommato senza troppi drammi. La piazza, infuocata dalle richieste di giustizia sociale, è stata la protagonista di questi mesi, ma ha informato soltanto marginalmente la dialettica elettorale. L’assenza di contenuti è stato l’elemento narrativo più notevole del rituale. Donald Trump ha impersonato sé stesso in modo fedele. Ha parlato a vanvera, ha twittato in m

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