È nella cultura dei “fatti alternativi”, più che in sistematici propositi revisionisti o negazionisti, che sembrano trovare spiegazione i continui tentativi della destra di inquinare la storia, destabilizzare la memoria comune, screditare la scienza. Instillare il dubbio, in assenza di evidenze, altro non è un tentativo di subordinare la realtà al potere della maggioranza. Da Marcello De Angelis a Matteo Salvini: la serie di affermazioni dubitanti, mascherate da “libere opinioni”, sono abbastanza da far pensare a una strategia
Nel 2017, all’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, la consigliera del presidente Kellyanne Conway lanciò nell’arena politica l’espressione «fatti alternativi». Che è un ossimoro, perché alternative sono le interpretazioni, non i fatti. Eppure la visione che vi è sottesa ha fatto scuola ben oltre gli Stati Uniti e la parabola trumpiana, divenendo un viatico per la moltiplicazione di versioni fantasiose della realtà da parte di leader e partiti populisti. Anche in Itali



