Ho ancora negli occhi Jared Leto che congeda un’amica, con cui si è intrattenuto mezz’ora a conversare fitto sul divano del dehor dello Chateau Marmont di Los Angeles. Per poi passare a Madalina Ghenea, che passava da lì.

Penso a lui mentre cammino in via Benedetto Marcello, accompagnando il mio cane a fare un giro dopo otto giorni di assenza da casa. Le nove ore di fuso e il lungo viaggio da un continente all’altro non mi hanno impedito di essere una padrona modello, sebbene abbia le occhiaie e indossi la tuta.

Chi mai potrei incontrare, mi chiedo mentre sul mio stesso marciapiede, a poca distanza, intercetto seduti fuori dal Bistrot Milanese, il duo Colapesce Dimartino. Tiro dritto e sventata la paura, faccio un lungo sospiro che mi ricorda come solo tre giorni prima, nello stesso dehor dove si trovava Leto, respiravo anche l’aria di Bradley Cooper, seduto a cena lì di fianco.

Che a un certo punto, da padre modello, ha preso in braccio la figlia Lea e si è fermato a conversare con Leto, a pochi passi da me. E in quell’occasione, per calmare il battito cardiaco, mi vedevo costretta a ordinare il terzo margarita.

Lista d’attesa

La mia cera non è delle migliori. Chiamerò presto Alessandra Ricchizzi, facialist di Dakota Johnson, Dua Lipa e Amelia Gray. L’ho conosciuta a Los Angeles ma per fortuna vive gran parte dell’anno a Milano.

Ha le mani d’oro al punto che «faccio salire gli zigomi di tre centimetri a tutti, e senza punturine», diceva a un’amica comune. La prima a scoprirla vent’anni fa è stata Katherine Price, ex moglie di Leonardo Mondadori, il più recente è Mahmood: «Non ha fatto alcun ritocchino prima di Sanremo, erano solo le mie mani», spiegava davanti alla mia incredulità.

«Sono nata in una famiglia di operai, per aprire il mio primo studio i miei genitori hanno investito tutti i risparmi, ma glieli ho restituiti». Ora per trovare mezz’ora nel suo studio futuristico di Brera c’è la lista d’attesa.

Il campione di Parkour

Prima di partire da Los Angeles ho accompagnato l’amica Federica Volpe a Beverly Hills, nella villa-showroom con piscina di Lucio Di Rosa, stylist delle dive scoperto vent’anni fa da Donatella Versace. E oggi amico intimo, tra le altre, di Sharon Stone e Liz Hurley, vestite da lui per la festa di Vanity Fair.

Posto un video su Instagram e lo commenta l’amico campione di parkour Bailey Payne, di casa a Miami. Mi manda un link su YouTube che risale a tre anni fa, visualizzato da oltre un milione di persone, dove è intento a saltare dal secondo piano della villa da sogno in cui mi trovo, e dove Di Rosa l’anno scorso ha dato vita al suo progetto LDR22.

Mentre provo a capire che cosa voglia comunicarmi il cosmo con questa coincidenza, cerco posto dalla facialist.

Brindisi per dimenticare

Per consolarmi del mio rientro in Italia passo a bere un bicchiere di Pecorino Doc a Casa Masciarelli in Corso Magenta, il nuovo pied à terre dell’azienda viticola abruzzese. Miriam Masciarelli promuove un progetto a favore dell’associazione Donne in rete contro la violenza, e Chiara Maci prepara un risotto.

Brindo con loro e volo da Penelope a casa, il ristorante di Francesca Caldarelli, per festeggiare il suo debutto nel programma Una favola di tavola su Foodnetwork. Dopo aver assaggiato i dolci di Flavia Moccia non penso più a Los Angeles.

Alla toilette con Florence

Sono le quattro del pomeriggio e causa jet lag ho sonno. Mi riprendo solo quando mi torna in mente l’incontro con l’attrice Florence Pugh subito dopo la premiazione degli Oscar, nel retro della piscina allo Chateau Marmont che entrambe abbiamo usato come scorciatoia, io per uscire e lei per correre alla toilette.

Poi, cerco rifugio nel podcast studiato per prevenire i colpi di sonno in auto e promosso da una compagnia di assicurazioni. Ascolto quello sulla ruota delle emozioni di Plutchik. «Di notte le emozioni si amplificano, il metabolismo rallenta, la temperatura diminuisce, l’attività degli enzimi si riduce», dice una voce maschile. Ho più sonno di prima, su di me non fa effetto. Cedo a un power nap, e mi sento ancora a Los Angeles.

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