La situazione che stiamo vivendo, in relazione ai programmi di vaccinazione e a misure quali il green pass è, insieme, eccezionale e classica. Classica, perché le società contemporanee sono governate per mezzo di dispositivi, cioè di strumenti che coinvolgono sia le istanze del potere che l’insieme dei cittadini. Eccezionale, perché in questo caso, una serie di dispositivi ha raggiunto tutti, ovunque, subito, e in forza di legge.

Questi dispositivi sono, per seguire la definizione del filosofo Giorgio Agamben, insiemi di regole, riti, e istituzioni che sono imposti agli individui da un potere esterno, e che vengono interiorizzati da ogni partecipante, nei suoi comportamenti, ma anche nelle credenze e nei sentimenti.

Così, sono tutt’altro che prigioni o strutture obbliganti in toto, anche se possono ridursi a questo, in alcuni casi limite. Sono più spesso campi di negoziazione, di disputa, di adattamento docile, di apprendimento o perfino di lotta nel momento in cui si trasformano in pratiche che tutti devono seguire e fare proprie. Al loro interno, non si può privilegiare un solo aspetto, perché quello organizzativo, quello morale e quello tecno scientifico sono intrecciati.

Sia la vaccinazione che il green pass rientrano in questa definizione di dispositivo, e sono correlati. Come tutti gli altri dispositivi, producono effetti contrastanti. Il primo, è quello di accomunare, intorno alle stesse tecnologie, persone provenienti dagli ambiti più diversi e spingerle a comportamenti analoghi.

Si creano così “reti” molto estese che includono culture, gruppi e posizionamenti diversi, tutti spinti a comportarsi in modo analogo: dunque a vaccinarsi o a usare un lasciapassare per muoversi nello spazio pubblico. In tutto il territorio dello stato (e oltre), esse hanno consentito di gestire la pandemia, pur con tutte le criticità che sono visibili.

Docili e resistenti

Questo fatto ha comportato un’improvvisa centralità di oggetti, di concetti, di comportamenti che prima erano sconosciuti al di fuori di piccoli giri di esperti (e di contestatori). Come effetto, si è prodotta una classificazione dei cittadini in docili e in resistenti, in raggiungibili e non raggiungibili dal vaccino, in vecchi e giovani, in persone che non hanno ricevuto alcuna dose, o una, o due, o tre, ecc.

Il secondo, è quello di generare esclusione e di emarginare parte della popolazione. Si tratta di un effetto tipico dell’articolazione di ogni dispositivo che includa principi di classificazione al suo interno. Nel nostro caso, la sovrapposizione del green pass alla vaccinazione ha creato problemi a chi non ha potuto vaccinarsi (spesso per problemi legati alla propria salute) e a chi non lo ha voluto, escludendoli da una serie di attività, fra cui in alcuni casi il lavoro, ma consentendo a chi ha il certificato verde di avere una vita abbastanza normale. Come spesso accade in questi casi, questo influisce sul giudizio morale, relativo anche alle persone, e quindi la polemica si è fatta incendiaria perché, dai due campi, si è dato valore morale alle posizioni assunte dalle persone, invece che mantenere il dibattito sulle questioni di merito.

Tuttavia, prendere di mira l’insieme delle misure, pensare la scienza come un’attività eterodiretta, quando invece si tratta di una serie di attività collettive molto complesse, e sostanzialmente non governabili da nessuno, considerare solo l’aspetto legale e trascurare quello tecnoscientifico e quello organizzativo, produce visibilità ma allontana dalla comprensione di un fenomeno così complesso qual è questa pandemia e la sua gestione.

Al contrario, sarebbe necessario, e talvolta urgente, considerare pragmaticamente i vari aspetti di questo insieme di misure, e considerare le diverse opzioni possibili, per migliorarlo, contestarlo, difenderlo, o al limite sostituirlo. In particolare, occorre occuparsi di tutte le classificazioni prodotte e che riguardano le forme assunte dal Covid, i tipi di rimedi disponibili (sinora in massima parte i vaccini) e la suddivisione della cittadinanza in gruppi, compresi gli esclusi. In una parola, distinguere.

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