Quando Ignazio La Russa inizia una frase con «io ho nostalgia» siamo tutti sull’attenti. Quando le parole che seguono questo incipit sono il climax «del sindacato che era antifascista, di sinistra, comunista», come ha detto a Del Debbio sulle poltroncine di Dritto e Rovescio, sembra quasi che quel “Mondo al Contrario” vannacciano più che un manifesto fosse una profezia autoavverante.

«Gentleman, you had my curiosity, now you have my attention», diceva Leonardo DiCaprio in Django Unchained, e di fronte a questa dichiarazione anche noi spettatori siamo qua, rizzati sulla sedia a capire se è stato davvero il presidente del Senato a pronunciarla o se a Rete4 stanno facendo le prove per il pesce d’aprile con sei mesi di anticipo. Cosa spinge Ignazio Benito Maria La Russa, noto, tra le varie cose, per un certo pezzo di arredamento gelosamente custodito in casa da decenni, a rimpiangere la lotta di classe? Ma soprattutto, cosa lo porta a farlo proprio lì, nel tempio di Berlusconi, dove il rosso è vietato e tra i corridoi ancora rimbomba il coro «chi-non-salta-comunista-è»?

La spiegazione noiosa è che La Russa, impegnato come tutta la maggioranza a trovare un modo per screditare chiunque contraddica il governo, pur di dare contro a Landini è disposto persino a questa inaspettata ode al bolscevismo. La spiegazione poetica, invece, è che nessuno si salva dalla macchina nostalgica del contemporaneo e dalla moda del revival, che sia il remake dei Cesaroni o la centesima stagione de La Ruota della Fortuna, il passato rincuora, vende, appassiona, persino quello dei nostri antagonisti; il futuro, invece, spaventa tutti, La Russa compreso. Anche se, a onor del vero, lui il trend della nostalgia lo aveva di gran lunga anticipato.

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