Perché mettere la salute al centro della transizione ecologica? Semplice: perché i sistemi biologici sono sovraccarichi e non più in grado di rispondere in modo equilibrato agli stress imposti dalle variazioni dell’ambiente.

Infatti, le modificazioni ambientali conseguenti all’azione umana aggrediscono i sistemi che permettono di mantenere una relativa stabilità fisiologica e il disequilibrio porta a conseguenze importanti sulla salute.

In questa situazione, e con gli scenari futuri che non sono migliori, non rimane che agire sulle cause.

Mettere al centro la salute significa puntare sulla prevenzione, e soprattutto prevenzione primaria, cioè l’insieme di azioni tese a rimuovere o mitigare fattori di rischio, ambientali e individuali, cioè riconosciuti dannosi per la salute. In pratica, abbassare le esposizioni a sostanze dannose, prodotte da combustioni di carburanti fossili, da processi agricoli basati sui biocidi, da cicli sbagliati materia-energia-rifiuti, da mancate bonifiche, da mobilità non sostenibile, ecc...

Una nuova tecno-politica

Paolo Vineis, Luca Carra e Roberto Cingolani, nel loro recente libro Prevenire, allargano il concetto di sovraccarico (detto allostatico) a quando «le riserve fisiche, economiche, cognitive che abbiamo a disposizione non riescono a ristabilire una generale omeostasi (equilibrio) del sistema».

«Serve una nuova tecno-politica basata sulla prevenzione, capace di guidare lo sviluppo umano entro i confini planetari» scrivono gli stessi autori che concludono sostenendo che «Per questo occorre che la scienza impari a essere interdisciplinare, e molto più diffusa e partecipata dalla popolazione di quanto non sia attualmente».

E ancora e giustamente, l’accento è messo sulla necessaria precocità della prevenzione, per evitare malattie causate da esposizioni dannose in utero e nelle prime fasi di vita.

Tanti sono gli ambiti (e i relativi ministeri) toccati dalla transizione ecologica, dalla salute alla ricerca, passando da tutti quelli coinvolti nello sviluppo.

In epoca di pandemia e di cambiamenti climatici emerge con maggior forza la necessità di un cambio di orizzonte o almeno si fa strada l’idea che non si debba tornare all’approccio passato, perché è cresciuta la consapevolezza che la situazione in cui siamo piombati non sia casuale ma dipenda da azioni e visioni che dovrebbero cambiare.

Da qui la giusta idea di transizione ecologica, anche se bisogna evitare di pensare che aggettivare con “ecologica” il sostantivo “transizione” sia condizione sufficiente. C’è oggi più che mai una tendenza all’abuso di termini verde o green, sostenibile, ecologico, circolare, ecc. che accostati ad altri termini, in genere come aggettivi, oltrepassa spesso la finalità originale suscitando o stimolando sensazioni immaginifiche. Parlare di “bonus” richiama il significato di “sconto”, mentre se si dice “bonus verde” si allude ad uno sconto a pro dell’ambiente, cosa spesso da dimostrare; parlare di sviluppo richiama la crescita quantitativa e può evocare storture del passato, e allora si aggettiva con “sostenibile” alludendo a “ecologico”, ma potremmo fare infiniti esempi di “sviluppo sostenibile” che si sono rivelati insostenibili, per l’ambiente e la salute.

La stessa “transizione ecologica” deve essere maneggiata con cura, a partire da cosa si intende per transizione, visto che ha molti significati e relativi usi in campi diversi. Se genericamente significa passaggio da una condizione o situazione a una nuova e diversa, può anche indicare una fase intermedia di un processo, che si prefigge di passare da uno stato di approssimativo equilibrio ad una nuova condizione di equilibrio.

L’accostamento “transizione” con “ecologica” trova sostanza se il binomio è concepito come garanzia di equilibrio con l’ambiente, cioè finalizzato a evitare o ridurre le alterazioni dannose che le attività umane producono nell’ambiente naturale. E qui si torna alla necessità di ridurre i rischi conosciuti, cioè fare prevenzione, che non dovrebbe essere intesa come corollario ma come azione centrale delle politiche ambientali e sanitarie.

 

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