Durissimo atto di accusa dell’Alto commissario per i diritti umani della Nazioni Unite all’Europa e alla Libia. «La vera tragedia è che gran parte delle sofferenze e delle morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono prevenibili», ha detto Michelle Bachelet presentando il nuovo rapporto dell’UNHCR intitolato Lethal disgregard, perché nell’indifferenza della civile Europa «ogni anno le persone affogano perché gli aiuti arrivano troppo tardi, o non arrivano mai. E chi viene soccorso è costretto ad aspettare giorni o settimane per essere sbarcato in sicurezza o, come sempre più spesso, viene rimpatriato in Libia. Un Paese che, come è stato sottolineato in innumerevoli occasioni, non è un porto sicuro in questo periodo di violenze».

Frontex

Anche l’Alto Commissariato per i diritti umani mette sotto accusa sia l’agenzia Frontex che Irini, la missione navale congiunta delle marine militari europee nel Mediterraneo: «Hanno sostenuto la guardia costiera libica nell’assumersi maggiori responsabilità nelle operazioni di ricerca e soccorso in acque internazionali, ma senza garanzie sul rispetto dei diritti umani, portando a un aumento delle intercettazioni e dei ritorni in Libia, dove i migranti continuano a subire gravi violazioni e abusi».

«Nessuno  - ha detto Michelle Bachelet - dovrebbe sentirsi obbligato a rischiare la propria vita o quella delle proprie famiglie su barche inadatte alla navigazione in cerca di sicurezza e dignità. Ma la risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi».

I sostegni europei, gli ingenti finanziamenti alla cosiddetta Guardia Costiera libica aumentano, mentre continuano a non cessare ma nemmeno a diminuire gli «orrori inimmaginabili che continuano a subire i migranti che intraprendono il viaggio attraverso la Libia. Sopportano abitualmente disidratazione, fame, detenzione arbitraria, abusi sessuali e maltrattamenti. In mare, rischiano la vita su navi sovraffollate e non idonee alla navigazione e spesso vengono lasciate alla deriva per giorni senza cibo, acqua o cure mediche adeguate».

E anche in mare, «Permane un modello di comportamento sconsiderato e violento da parte della Guardia costiera libica che spara contro o vicino alle navi dei migranti, a volte addirittura provoca collisioni volontariamente con le imbarcazioni dei migranti verso i quali spesso sono compiute violenze fisiche, intimidazioni e insulti razzisti». Per questo, l’Alto Commissariato chiede all’Unione europea e ai suoi stati membri, di «astenersi dall'incoraggiare il trasferimento della responsabilità delle operazioni SAR in acque internazionali alla guardia Costiera Libica» e di garantire, anche con il sostegno alle organizzazioni della società civile «un numero sufficiente di servizi marittimi dell'UE e degli Stati membri».

La Libia è orribile

«Devi capire - racconta all’Unhcr un uomo del Bangladesh -  che la Libia è orribile. Nessuna parola può spiegare la nostra sofferenza lì. La situazione lì è così pericolosa, devi rischiare la tua vita nell’acqua».

E la vita la si rischia sapendo, come ha detto una donna somala,che «In acqua le probabilità sono 50-50. Il mare non è facile, o finisci al sicuro o muori».

Ma per troppi, nemmeno l’Europa è un arrivo al sicuro. Migliaia di persone - denuncia l’Alto Commissariato - sono sottoposte a detenzione prolungata o arbitraria e non sono in grado di accedere all’assistenza sanitaria fisica e mentale, ad alloggi adeguati, e persino al cibo, all’acqua e ai servizi igienici.

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