È un’atmosfera da grande evento la commemorazione della morte di David Sassoli al Parlamento europeo di Strasburgo. Si avvicina il presidente francese Emmanuel Macron circondato dal suo staff, tra i primi ad arrivare per firmare il libro di condoglianze. Dedica più di un minuto a scrivere le parole che esprimono il dolore della Francia e dei francesi.

Si intravede nei ranghi Antonio Tajani, anche lui ex presidente del Parlamento ed ex giornalista. Si vede la rappresentanza del governo: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quello per gli Affari europei Enzo Amendola e la telecamera si sofferma sul Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Prevale il blu europeo sul quale spicca la foto di David Sassoli, montata su un cavalletto e con la corona di rose bianche, quel fiore così carico di simboli e significati.

Arriva Sandra, sua moglie, insieme al segretario del Pd Enrico Letta, i figli Giulio e Livia, l’amico Massimo De Strobel. Si notano il sottosegretario Roberto Garofoli, l’eurodeputato Sandro Gozi. Quando Macron entra nell’emiciclo, la cerimonia inizia.

«David ha lottato, contro la povertà e l’ingiustizia», scandisce la presidente ad interim del Parlamento, la maltese Robert Metsola, che parla un buon italiano. «David ha lasciato un segno, ci ha guidato con saggezza, le sue parole e il suo sorriso ci hanno confortato, questa Assemblea onorerà quanto ci hai lasciato. Grazie David, grazie Presidente!».

Arriva poi il video, quello con le immagini e le parole della sua elezione. «Non siamo un incidente della storia», aveva detto riferendosi all’Unione europea. «Ma figli e nipoti di chi ha saputo trovare una soluzione agli antagonismi». «Ascoltare i desideri dei nostri cittadini… le loro necessità. Riusciremo se ci metteremo il cuore». Le parole e l’applauso di ieri si fondono con l’emozione di oggi.

È poi il turno di Enrico Letta. Fa un pezzo del discorso in francese, per far arrivare più forte e diretto il messaggio. «Il sorriso ci ha dato speranza, gli occhi, quelli degli altri, che raccontano il dramma della nostra epoca: dei campi di sterminio nazisti, dei profughi siriani. E poi la parola. David ha cercato di dare parola a chi è senza voce. David aveva intuito quale fosse la potenza europea: quella dei valori».

Poi di nuovo in italiano: «La cerimonia funebre di David è stata un inno all’Europa». La riflessione arriva all’attualità politica: «Questi giorni di lutto servono anche a riflettere sulla futura nomina del presidente della Repubblica: molti pensano che potesse essere lui il Presidente. Ne avevo parlato e lui aveva sorriso». La citazione del discorso di David a Montepulciano, pochi mesi fa: «Il futuro del mondo dipende dal nostro coraggio… da ciò dipende il futuro dei nostri nipoti».

Poi di nuovo cambio di lingua e Letta passa all’inglese: «David diceva che non bisogna dare per scontata la democrazia: decise di tenere aperto il Parlamento in piena pandemia, un segnale importante per dire che l’Europa c’è, dirigendo tutta l’energia a disposizione di chi si occupava di pandemia, gli autisti, i funzionari, ad aiutare in ogni modo chi ne avesse bisogno». 

Letta ricorda commosso: «Quell’apertura del Parlamento, con lo stesso coraggio avuto da David in quell’occasione, ora tocca a noi utilizzarlo». Come diceva David: «L’Europa non è una fortezza, ha chiesto un sistema di asilo politico comune superando il regolamento di Dublino. Quando è andata sulle frontiere dei respingimenti, ha testimoniato i suoi valori: democrazia, libertà, stato di diritto».

E ancora: «La speranza non mancava: c’era nelle sue parole e nel suo sorriso”. Abbiamo il dovere di vivere appieno come hai fatto tu David, hai lasciato un marchio eterno sull’Europa, non tu dimenticheremo mai». L’applauso finale, un breve brano musicale e e poi la parola al presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Charles Michel.

La potenza dell’eredità politica di David è già ben visibile.

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