Mio figlio ha poco più di due anni, lo osservo mentre gioca con i trenini. Gli abbiamo comprato una di quelle piste di legno molto semplici, fatte di pezzi che si incastrano. Ha una piccola locomotiva con le pile e alcune carrozze. Ma gli piace anche giocare con la locomotiva spenta, spingendo lui il convoglio sui binari, per vedere come si comporta.

Il lavoro di una vita

Il gioco, naturalmente, va oltre il semplice viaggio dei vagoni, e spesso riguarda il tentativo di verificare “Cosa succede se”. Cosa succede se metto degli ostacoli, dei cubetti di legno che intralciano il passaggio del treno? Risposta: il treno non deraglia, i cubetti di legno vengono spinti di lato, il treno vince. Buono a sapersi. Cosa succede se manometto i binari in modo che si interrompano in un punto? Il treno esita, poi si sdraia di lato e si ferma. Cosa succede se costruisco dei ponti usando i mattoncini di plastica? Il treno fa quello che farebbe anche senza ponti, ma il gioco assume una serietà maggiore. Cosa succede se mi arrabbio per quelle ragioni misteriose che fanno improvvisamente arrabbiare i bambini durante un gioco solitario? Distruggo tutto, e non è una buona idea, ma per fortuna si può ricostruire, mi aiutano mamma e papà.

Ogni tanto prende un martello giocattolo e fa come se dovesse aggiustare i binari. Questo gli dà soddisfazione. Si capisce che ritiene sia un lavoro ben fatto, un tempo ben speso.

Glenn Gould una volta disse che lo scopo dell’arte non è la liberazione di una scarica momentanea di adrenalina, ma la costruzione graduale, per tutta la vita, di uno stato di meraviglia e di serenità. State of wonder (stato di meraviglia) è poi diventato l’album che raccoglie le Variazioni Goldberg di Bach nelle due interpretazioni, assai diverse, che il pianista registrò. La prima, nel 1956, lanciò la sua carriera. La seconda, all’inizio degli anni Ottanta, risale a poco prima della sua morte. Aveva solo cinquant’anni. Ascoltare Bach suonato da Gould giovane e da Gould “vecchio” è come osservare un percorso interiore: il lavoro di una vita.

La meraviglia del gioco

Per mio figlio, al momento, l’arte ha l’aspetto del gioco, e lo stato di meraviglia germoglia da lì: da un trenino o da altri mezzi di trasporto in formato giocattolo. Fra le prime parole che ha imparato, a parte mamma e papà, ci sono: macchina, aereo, camion, elicottero, barca, missile (nel senso di missile spaziale), trattore e ovviamente treno. Ci sono parole in apparenza più importanti che però ha imparato dopo. Scarpe, per esempio, l’ha aggiunta di recente. Non gli interessava molto, infatti non vuole mai mettersi le scarpe. Posso forse dedurre che ha una passione per i motori e il movimento, anche se dare interpretazioni dei comportamenti dei figli piccolissimi mi sembra sempre stupido.

Con lui ho guardato dei pezzi del documentario su Elon Musk e i suoi missili spaziali. Elon Musk, proprio lui, il miliardario dalle mille imprese sul quale nutro pensieri contrastanti, anche se gli riconosco le capacità imprenditoriali e l’intelligenza. Ma insomma, al di là dei miei pensieri su Musk, si tratta di una persona capace di inseguire i propri sogni, e il documentario è bello, si vedono gli astronauti, si vedono le partenze dei missili. Si prova paura. A mio figlio interessa il momento del conto alla rovescia. Dieci, nove, otto. Ha voluto vedere, su YouTube, qualsiasi lancio spaziale. Così ha iniziato a dire i numeri. Li dice alla rovescia, storpiando i suoni, ma insomma dice dieci, nove, otto, ripete quelle parole che probabilmente immagina siano l’incantesimo che fa partire i viaggi nello spazio. E mentre lo fa gli si illuminano gli occhi. Dimenticavo, fra le sue prime parole c’è stata anche luna. Luna, luna, ripetuto moltissime volte. Quasi a trasformarla in un oggetto interiore.

«Credo che la giustificazione dell’arte sia la combustione interna che accende il cuore degli esseri umani, e non le manifestazioni pubbliche, superficiali ed esteriori dell’arte». Di nuovo, un altro frammento del pensiero di Glenn Gould. Parla di arte, come prima, e ha a che fare molto con tutti noi.

In questi giorni mi capita spesso di riflettere sulle manifestazioni pubbliche, superficiali ed esteriori del nostro operare. Quelle che ci sembra muovano la realtà schiacciando tutto il resto. I proclami, le vanità, il tentativo di essere notati a ogni costo. Volevo dire che secondo me queste manifestazioni esteriori non muovono niente, sono solo inganni. Lo stato di meraviglia è un lavoro segreto e ben nascosto, di natura maestosamente infantile, che muove il mondo.

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