- Che c’azzecca (avrebbe detto quello) il bellissimo affresco umano e politico di Moro scritto su questo giornale da Marco Follini con le ultime instancabili piroette dell’alleanza mancata tra Pd e Cinque stelle a Roma, Torino e altrove?
- Qualcosa della descrizione dello statista democristiano riporta a noi e alle complesse traversie di questi diciotto mesi vissuti sull’altalena dei sì e dei no tra il Movimento di Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e il Pd di Nicola Zingaretti ed Enrico Letta.
- Qualcosa che il precipitare della frattura ai piedi del Campidoglio dovrebbe ora consentire di cogliere nella sua interezza.
Che c’azzecca (avrebbe detto quello) il bellissimo affresco umano e politico di Moro scritto su questo giornale da Marco Follini con le ultime instancabili piroette dell’alleanza mancata tra Pd e Cinque stelle a Roma, Torino e altrove? Nulla, la risposta che viene naturale dare è semplicemente nulla. Se non che la lettura della prosa di Marco contiene in sé la perizia di accompagnare il giudizio storico con una rilettura del conteso vissuto. Moro «a dirla tutta era anticomunista», scrive Follin



