Il trattato internazionale tra l’Italia e la Francia, detto Trattato del Quirinale, è un accordo che crea una sorta di collegamento biunivoco tra i due stati e tra le relative amministrazioni pubbliche, non in settori strategici, ma in tutti i settori, strategici e non, di entrambi i paesi.

Uno dei punti salienti di quell’accordo è la parte che attiene ad una politica comune di difesa, che mira a mettere in comune risorse, addestramento e armi in vista, questo è il punto saliente dell’accordo, della creazione di quella struttura di sicurezza europea che avrebbe dovuto essere lo strumento cardine per dare all’Europa uno strumento capace di garantire autonomia.

Quella autonomia dalle scelte altrui e dagli interessi “imperiali”, che hanno finora tarpato e tarperanno ancora a lungo l’Europa nel suo sviluppo. Specie in una comunità internazionale sempre più complessa, sempre più alla ricerca di energia, sempre più affollata e sempre meno coordinata.

Altri ambiti di interesse del trattato riguardavano la ricerca, lo spazio, l’agricoltura e contenevano i germi di una coesione sempre più stretta, attraverso la soluzione dei problemi dei lavoratori transfrontalieri e la creazione di una miriade di comitati comuni, che si riuniscono a periodicità prefissata. Una sorta di coesione obbligata (per le burocrazie) ma fondamentale per creare comprensione reciproca.

Ma l’idea era anche molto più vasta, perché in quel trattato si parlava di Europa come nuovo soggetto sovrano, come nuovo “stato” nel senso del diritto internazionale, destinato ad “assorbire” gli altri: una federazione, insomma.

E si profilava l’ipotesi di farlo mediante una cooperazione rafforzata, in particolare tra gli stati più “antichi” dell’Ue. Cooperazione rafforzata, significa creare quella Europa a due velocità di cui tanto si parlava per isolare l’Italia, ma stavolta con l’Italia.

Le parole di Mario Draghi alla firma de trattato furono chiarissime: «Noi vogliamo un’Europa dove decidiamo quello che vogliamo noi, facciamo quello che decidiamo noi». In termini giuridici, uno stato. In termini politici l’autodeterminazione, di una parte almeno dell’Europa, finalmente, dalla logica ossesiva dei blocchi.

Idea grande, visionaria in parte, entusiasmante, però, perché possibile. Fino a ieri.

Quando due buzzurri di quartiere, hanno mandato tutto all’aria, creando nella Francia un nemico giurato. Colpendo, per di più, la Francia nell’onore, con l’affermazione stupidamente infantile di “averla fatta vedere alla Francia e all’Europa”, per la serie “è finita la pacchia”.

Un disastro che ricadrà tutto intero sui nostri figli. La nostra Italietta, resterà quello che ha sempre voluto essere; un paese di opportunisti, di poche pretese e di molta inaffidabilità. Un paese incapace di pensare in grande, ignaro della politica internazionale vera (la geopolitica così spesso ridotta a burletta) un paese autarchico.

In poche ore con pochi atti e meno parole, un progetto studiato per anni, voluto per anni nonostanti i mille ostacoli, un progetto legato all’analogo progetto del Trattato dell’Eliseo, che tante critiche di volontà di potenza di Germania e Francia aveva suscitato, ma che era il terzo lato del triangolo di punta di una nuova Europa moderna e progressista, viene bruciato, temo per sempre, dalla stupidità, dallo “sfizio” di dire che la Francia è stata costretta a qualcosa.

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