Era già successo con Barack Obama che aveva cercato di convincere la cancelliera Angela Merkel a non imporre l’austerità in Europa in un fase di recessione ai tempi della crisi dei debiti sovrani europei nel 2010, ma senza successo. Le conseguenze sono state l’aumento esponenziale di movimenti populisti e sovranisti in mezza Europa. Ora il duello si ripete con il premier Mario Draghi che cerca l’appoggio di Joe Biden al G7 in Cornovaglia per convincere sempre la Merkel e il suo ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, ora presidente del Bundestag, a non imboccare la strada dell’austerità o della richiesta dell’invio della troika per chi non riduce il debito pubblico.

Possibile che la storia recente, con la tragedia greca e la drammatica crisi in Spagna passata da licenziamenti di massa nel settore pubblico e taglio degli importi mensili delle pensioni non abbia insegnato nulla all’ordoliberalismo tedesco che vede nel debito pubblico il “peccato” e non la forma per superare le crisi nelle recessioni?

Eppure l’ex falco dell’Eurogruppo, il tedesco Wolfgang Schäuble, ai primi di giugno ha riacceso la vecchia miccia del rigore e, dalle pagine del Financial Times, ha messo in guardia Mario Draghi dalla tentazione di non tenere sotto controllo le spese in Italia, paventando lo scenario di un intervento della troika dell’Europa per il rispetto delle regole e la riduzione dei debiti pubblici degli stati membri, cambiando pure i trattati se necessario.

L’opposizione tedesca

L’articolo del presidente del Bundestag – che non ha più il potere di un tempo ma resta un punto di riferimento politico dei conservatori tedeschi alle prese con una difficile campagna elettorale in vista del cambio di cancelliere a settembre – ha fatto insorgere, anche in Germania, la Sueddeutsche Zeitung. Il quotidiano di ispirazione di centrosinistra che lo ha bacchettato: «Minacciando» Draghi fa «danni enormi all’Europa», e solo per motivi di politica interna. Le sue parole sono «irresponsabili». Una voce isolata? Non proprio.

Anche in Germania è ormai chiaro che la riduzione del debito si può fare con l’aumento della crescita, mentre la via della riduzione delle spese e investimenti pubblici porta alla recessione e il conseguente aumento dei movimenti populisti.

Dopo l’intervista di Schäuble palazzo Chigi ha fatto sapere di una telefonata intercorsa tra Merkel e il premier italiano proprio in vista del G7, ma a Berlino il portavoce non ha chiarito se i due leader abbiano parlato anche dell’uscita di Schäuble che, nelle ore più buie dell’euro, impose l’austerity a tutta Europa mettendo la Grecia nell’angolo: «Non posso dare informazioni», è stata la risposta di Steffen Seibert, come era ovvio.

Alla conferenza stampa di governo, il portavoce ha spiegato di «non voler commentare le esternazioni del presidente del parlamento e il suo articolo, per rispetto della carica istituzionale». Ma cosa vuole Schäuble? Per il presidente del Bundestag «bisogna tornare a una normalità fiscale e monetaria» o si rischierà «una pandemia del debito», con pesanti ripercussioni nell’Ue. Se i paesi vengono lasciati liberi di spendere, è il suo ragionamento, «soccombono alla tentazione di incorrere in debiti a spese della comunità. Ho discusso di questo “azzardo morale” in molte occasioni con Mario Draghi (all’epoca a capo della Bce ndr). E siamo sempre stati d’accordo sul fatto che la competitività e le politiche di sostenibilità finanziaria siano di responsabilità degli stati membri. Sono certo – ha concluso sul Ft – che rispetterà questo principio come premier italiano. È importante per l’Italia e per l’Europa intera. Diversamente, avremo bisogno di un’istituzione europea con il potere di imporre il rispetto degli obblighi scaturiti dalle regole su cui ci siamo accordati».

Attacco preventivo

Se Draghi è da sempre in asse con Angela Merkel, che lo ha appoggiato già ai tempi della guida della Bce, con il ministro delle Finanze tedesco che gestì la crisi dell’euro i rapporti sono sempre stati segnati da una forte rivalità in politica economica. Veterano della politica tedesca e a suo modo autentico europeista, politico dal tratto severo e diretto, Schäuble, che ha subìto anni fa un attentato che lo costringe sulla sedia a rotelle, non ha mai accettato il mito di “Supermario”, acclamato da più parti come il salvatore dell’euro grazie all’indimenticabile «whatever it takes» pronunciato a Londra.

Va detto però anche che, nella pandemia, l’ex ministro delle Finanze quando ha visto nei telegiornali i piazzali pieni di auto tedesche invendute, non si è opposto ai 750 miliardi del Recovery fund, lo strumento che segna l’autentica svolta nei rapporti tra la Germania e l’Ue, con l’approvazione una tantum di un meccanismo di indebitamento comune per arginare la crisi del Covid, soprattutto in stati particolarmente colpiti come l’Italia.

L’intervento sul Ft – con il rinnovo della fedeltà di fondo all’idolo dello “Schwarze Null” (il pareggio di bilancio) - potrebbe rappresentare l’ennesimo attacco preventivo contro la via keynesiana della crescita in fase di recessione. Ma stavolta Draghi, con l’aiuto di Biden, non permetterà una nuova tragedia greca in Eurolandia. Ed ecco perché è importante per l’Italia che i leader del G7 abbiano concordato che nel documento finale del vertice venga ribadita la necessità di continuare a sostenere le loro economie con stimoli fiscali dopo le devastazioni della pandemia.

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