Le nuvole della Cornovaglia fanno da sfondo a un G7 dei primati: il primo in presenza dallo scoppio della pandemia, il primo del nuovo presidente americano Joe Biden, il primo della Gran Bretagna post-Brexit, il primo del premier italiano Mario Draghi. È anche l’ultimo da cancelliera per Angela Merkel.

Come sempre, le aspettative sui risultati dell’incontro tra i sette Paesi più industrializzati – Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti – sono molto alte. Nel mondo che tenta di ricominciare a vivere dopo il Covid-19, i temi caldi sono la salute mondiale, con il piano di donare un miliardo di vaccini ai paesi più poveri e puntare all’immunità globale entro il 2022, e la ripresa economica, che ormai i leader vedono inevitabilmente connessa agli aspetti di inclusione sociale e di sostenibilità ambientale. Su quest’ultima, ci si aspetta che il vertice adotti obiettivi più stringenti per assicurare il rispetto dell’accordo di Parigi e assicurare una “ripresa verde” da parte dei 7, e allo stesso tempo porre le basi per un accordo con i paesi in via di sviluppo alla Cop26 di novembre prossimo.

Tuttavia, come ogni vertice, c’è molto altro in ballo per i leader partecipanti. Il presidente Biden è alla seconda tappa di una maratona diplomatica che punta a fissare i paletti dell’ordine mondiale post-Trump, centrato sul ritorno della diplomazia e su una rinnovata alleanza tra le democrazie. L’obiettivo immediato è quello di rinsaldare i rapporti con gli europei sulla base di tre pilastri fondamentali, a ciascuno dei quali è dedicata una tappa del suo viaggio oltre al G7: la relazione speciale con la Gran Bretagna, quella con gli alleati della Nato e quella con l’Unione europea.

L’amicizia transatlantica rinsaldata è vista da Biden come il passo necessario per contrastare in maniera più efficace l’espansionismo politico-economico della Cina, spingendo il G7 ad adottare un piano globale per le infrastrutture che offra un’alternativa alla cosiddetta “via della seta”, e quello politico-territoriale della Russia, al centro dell’incontro faccia a faccia con il presidente Vladimir Putin previsto tra qualche giorno a Ginevra.

Per il premier britannico Boris Johnson questo G7 avrebbe dovuto rappresentare il palcoscenico per una nuova Gran Bretagna indipendente e globale, forte del successo della campagna vaccinale e di una proiezione internazionale centrata sulla dimensione atlantica e su quella indo-pacifica – motivo per cui sono stati invitate anche India e Australia. Tuttavia, i contrasti con l’Unione europea legati al mancato rispetto da parte britannica del protocollo sull’Irlanda del Nord, alla base dell’accordo sulla Brexit, pesano sul dialogo non soltanto con i leader europei, inclusi Charles Michel e Ursula von der Leyen, ma anche con lo stesso Joe Biden, che punta su una risoluzione rapida della questione irlandese.

Ma questo è anche il G7 di debutto del primo ministro Draghi. Il presidente del Consiglio italiano può presentare al vertice un paese che sta procedendo a pieno ritmo nella campagna vaccinale ed è ora pronto ad appoggiare un impegno per la fornitura di vaccini a livello mondiale, un paese che è tra i più virtuosi per l’attuazione degli impegni di riduzione delle emissioni e che si appresta ad avviare le riforme necessarie per garantire l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il G7 ha anche fornito a Draghi l’occasione per incontrare a livello bilaterale Boris Johnson e Joe Biden.

Il vertice del G7 è da decenni oggetto di forti contestazioni, sia per la sua natura esclusiva che per una sua supposta incapacità di agire da guida a livello globale. Se i leader dei paesi membri intendono dimostrare la sua attuale rilevanza, dovranno perciò concordare misure che abbiano un impatto effettivo e visibile per una ripresa economica che sia anche equa e sostenibile. Ma, a prescindere dai risultati, il vertice in Cornovaglia ha rappresentato soprattutto un primo passo importante verso la ricostruzione di un’intesa necessaria tra i leader.

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