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Non è Calenda il vero protagonista di questi ultimi giorni, è Draghi e la sua agenda. È su questo che il Pd deve chiarirsi le idee: chi vuole essere da grande?
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Il rischio è di scegliere una macronizzazione del partito. Buona parte della campagna elettorale di Macron è stata infatti un gioco di sponda tra istituzionalizzazione della destra neofascista e delegittimazione della sinistra più radicale.
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Tra Le Pen e Mélenchon il pericolo maggiore per la democrazia è diventato il secondo. E se anche in Italia il rischio stia diventando di temere di più le democrazie sociali piuttosto che quelle illiberali?
In questi giorni, osservando le mosse di Letta, mi è venuto in mente Prodi. Ma il Prodi di Corrado Guzzanti, quello che confessa di ispirarsi al “semaforo”: immobile mentre intorno corrono tutti. In effetti la sensazione che in troppi si sono agitati intorno al Pd a parte il Pd non è peregrina. Credo però possa essere utile partire dai fatti. L’agenda Draghi Un accordo tra il Pd e alcuni partiti di sinistra è stato raggiunto e, come una coperta troppo corta, sembra essere stato addirittura



