Uno dei tanti motivi del riscaldamento globale è questo giornale. Non questa testata in particolare, che ritengo affronti con serietà i temi dell’informazione, bensì il sistema di comunicazione che il progresso e la globalizzazione ci hanno regalato. Essendo bombardati da notizie di ogni tipo, ogni giorno, nelle nostre teste emerge continuamente solo una domanda. Cosa è successo? Il “cosa” ci perseguita e detta il ritmo delle nostre giornate.

Laddove bisogna surfare su un oggi pieno di eventi, imprevisti, novità, cambiamenti che si susseguono, che succedono, si rimane intrappolati in un presente perenne e ciò che è peggio, non si riesce a ragionare a lungo termine. Non entrano in gioco le domande che conseguentemente dovrebbero affiorare. Come? Dove? Quando? Perché? Rimaniamo incastrati nel “cosa” e diventiamo bandiere in balia del vento. Ci scivola tutto addosso, le ricorrenze e le catastrofi, le stragi e le feste. Il sentimento di impotenza che ne deriva determina frustrazione e bisogno costante di distrazione.

Ormai tra un programma di cucina e l’altro lo sappiamo bene: quando si parla di cibo bisognerebbe ingozzarsi meno e selezionare meglio. Il fast food ci ricorda molto il nostro modo attuale di nutrire la mente. Perché parliamo di informazione quando ci è stato chiesto di parlare di ambiente? Perché non esiste rivoluzione senza presa di coscienza. 

Le canzoni degli Eugenio in Via Di Gioia nascono proprio dall’urgenza di trasformare i paradossi della società in cui viviamo in un flusso di pensiero autoironico cosciente che provi a scardinare abitudini e automatismi. Una piccola e personale analisi introspettiva.

Tanti prima di me l’hanno già detto: concentrarsi nel proprio piccolo sicuramente non cambierà il mondo nell'immediato, ma riuscirà a dare una forma e una rotondità ai propri gesti. 

Microrivoluzioni!

Non siamo fatti per pensare troppo in grande, di punto in bianco. Una scala con dei pioli giganteschi è impossibile da affrontare. Soltanto appoggiandoci sopra una scala più piccola possiamo pensare di superarne il primo gradino. Dobbiamo ridurre il macro problema in tanti piccoli atteggiamenti compiuti guidati da una consapevolezza collettiva. Poi facendo rete collegare le scale, unire i puntini e realizzare un disegno più ampio. Tra poco ripartirà il nostro tour tra canzoni, parole e azioni. Alzati, esci, respira, è primavera! Ci vediamo in Piazza.

© Riproduzione riservata