Che cos’è un articolo di giornale? Sono giorni ormai che quest’interrogativo mi si agita in testa. Come molti, seguo le vicende innescate dalla reazione del sottosegretario Claudio Durigon agli articoli che lo riguardavano su questo giornale. Dico ‘reazione’, perché m’interessa più il percorso psicologico e i suoi presupposti metafisici (mi scuso per la parola) che il merito, ammesso che ci sia, della querela di Durigon. Dicevo: seguo queste vicende, ma non riesco a non pensare a un particolare secondario, per molti, ma che a me interessa moltissimo.

Il corpo del reato?

I carabinieri sono venuti nella redazione di Domani per sequestrare l’articolo oggetto della querela, dove Giovanni Tizian e Nello Trocchia danno conto della condanna in primo grado per estorsione di Simone Di Marcantonio e dei suoi rapporti con Durigon. Come si è fatto notare, Durigon non aveva allegato l’articolo alla querela. E i commenti sull’attacco alla libertà di stampa, l’intimidazione non tanto velata, e così via sono stati numerosi, come  diffusa è stata la solidarietà al Domani e ai due autori dell’articolo. E io aggiungo qui la mia.

Ma mi rimane un dubbio metafisico, appunto. Che cosa hanno sequestrato i carabinieri? La copia stampata dell’articolo, come è arrivato nel deposito elettronico dove giornalisti e collaboratori consegnano i pezzi?

La copia stampata della pagina del sito dove l’articolo è comparso, pagina che evidentemente risultava inaccessibile per Durigon, per i suoi legali e per i carabinieri? Eppure, l’abbonamento al Domani non costa così tanto. Oppure che non legge direttamente i pezzi che lo riguardano, forse gli arriva una rassegna stampa (online o cartacea?), forse glieli raccontano…

Ma torniamo al sequestro. Forse i carabinieri hanno chiesto il file originale contenuto nel computer di Tizian e Trocchia? E se la redazione non avesse avuto copie del cartaceo, e la prova del supposto reato fosse stata proprio quella, che facevano, andavano in emeroteca? Io già li immagino, i poveri carabinieri, che per ordine dei superiori vanno alla Biblioteca nazionale, fanno la fila, compilano il modulo, chiedono di vedere il Domani del giorno in cui è comparso l’articolo. Che poi anche qui: quale è la data dell’articolo? La data in cui compare sul sito, dove viene anche aggiornato in seguito? Che cosa è quello che ha suscitato le reazioni di Durigon? Un documento cartaceo, un file di testo, una schermata di computer? Che cosa dovevano sequestrare i carabinieri?

Un articolo sono i fatti e le idee che contiene

E così pensando mi convinco che l’articolo non è nessuna di queste cose qui. L’articolo sono le parole e le idee, che si possono riprodurre mille volte in tutte queste forme. (È la riproducibilità tecnica della verità e del pensiero, bellezza.) L’articolo sono i fatti inequivocabili che riporta, cioè le relazioni fra Durigon e Di Marcantonio, le omissioni di Durigon e il suo silenzio imbarazzato. Ed è, l’articolo, i pensieri che ogni lettore può avere venendo a conoscenza di questi fatti e le idee che si può fare su quello che un politico dovrebbe o potrebbe fare.

Per quanto posso capire, queste cose nessuno le può sequestrare. E chi ritiene che cose del genere siano corpo di reato, che siano mezzi per commettere un reato, evidentemente pensa che sapere la verità, conoscere i fatti, farsi delle idee, giudicare i comportamenti dei politici eletti sia un reato. Chi la pensa così pensa che la democrazia e il libero pensiero siano reati. E pretende di sequestrarci le idee e le conoscenze. Fortunatamente, anche venendo in redazione, anche nelle nostre case, le nostre idee e le cose che veniamo a sapere non possono sequestrarcele. E fortunatamente i carabinieri possono facilmente rifiutarsi di eseguire ordini del genere, o farlo con un sorriso ironico: ho cercato di sequestrare l’idea, maresciallo, ma quella è scappata via, dalla finestra.

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