- Viviamo tempi strani: l’ipersensibilità sui temi del corpo, dell’identità e dei gruppi storicamente messi ai margini convive con un immobilismo di fatto.
- l’Ariston è un grande palcoscenico su cui viene proiettato l’immaginario contemporaneo nazionalpopolare e a guardare l’edizione di quest’anno non si può che restare desolati.
- Le donne vengono definite “co-conduttrici”, ma in realtà sono poco più che accessori, cambiate di sera in sera come accattivanti, luccicanti appendici. Le artiste in gara restano basse in classifica.
Viviamo tempi strani: l’ipersensibilità sui temi del corpo, dell’identità e dei gruppi storicamente messi ai margini convive con un immobilismo di fatto. In interi, enormi strati della nostra società le cose continuano ad andare come sono sempre andate, ci si riempie la bocca col femminismo e la difesa dei diritti ma poi nei grandi fenomeni di massa poco o nulla è cambiato. Sanremo sta confermando tutto ciò: l’Ariston è un grande palcoscenico su cui viene proiettato l’immaginario contempora



