Siamo in un cul de sac, in cui l'epidemiologia più prudente non può suggerire soluzioni compatibili con il normale svolgimento non dico delle attività quotidiane, ma della socialità base. Se dovessimo decidere di bloccare Omicron con un lockdown alla vecchia maniera, probabilmente oggi non basterebbe neanche la vecchia maniera, il livello di contagiosità è troppo alto. 
Dunque, considerata anche la scarsissima letalità della variante, la tentazione comune è quella di dire «ce lo prenderemo tutti, amen, me lo prenderò anche io».
La leggerezza con cui molti, in questi giorni, postano le foto del tampone rapido positivo con battute umoristiche, suggerisce uno scivoloso atteggiamento di minimizzazione della questione. E i No-vax che se ne fregano di attenzioni e mascherine sono un ulteriore tema.

Ci ammaleremo?

Mascherine Ffp2 (AP Photo/Martin Meissner)

Ma è vero che Omicron lo prenderemo davvero tutti? Probabilmente sì. Probabilmente in molti se lo sono già preso e neppure se ne sono accorti. Che si stia andando verso una fase endemica è opinione di vari esperti, sebbene nessuno possa escludere l’arrivo di nuove varianti con caratteristiche diverse, non per forza rassicuranti.  Eppure dovremmo COMUNQUE continuare ad evitare il più possibile di infettarci.  
Perché?

  • Perché l’elevato tasso di diffusione del virus aumenta anche quello di replicazione e dunque la possibilità che si sviluppino nuove varianti. Considerato che in molti paesi non c’è ancora un’elevata disponibilità di vaccini o una cultura diffusa sul tema, noi che abbiamo i vaccini dobbiamo contribuire a frenare la diffusione il più possibile. Il vaccino ai bambini ha anche e soprattutto questa funzione (ma non solo, perché possono ammalarsi anche loro).
  • Perché i non vaccinati (più quelli che non hanno terminato il ciclo di vaccinazione) sono tantissimi.  Milioni. Le statistiche non tengono conto della spavalderia dei singoli. Più gente si contagia, più gente morirà. Ed è dovere di tutti proteggere chiunque, anche i no vax. 
  • Perché ci sono lavori essenziali e lavoratori che non possono rimanere in casa a decine, centinaia, migliaia contemporaneamente. Ci sono persone che non riescono a fare visite specialistiche perché i medici sono ammalati. Bambini e ragazzi che non vanno a scuola perché gli insegnanti si ammalano. E così via. Dobbiamo evitare di paralizzare il paese. 
  • Perché per quanto si possano isolare il più possibile i No-vax e allargare l’utilizzo del super green pass, Omicron ha una contagiosità tale che prenderanno comunque il Covid in famiglia e al centro commerciale. Non credo che senza obbligo vaccinale si potrà arginare questa ondata in tempi brevissimi. 
  • Perché sebbene Omicron provochi (quasi) sempre sintomi lievi o inesistenti, il professor Fauci, capo della task force Covid della Casa Bianca, ha sottolineato che anche con un’infezione leggera da variante Omicron si rischiano i sintomi da long Covid. Anche nei bambini. 
  • Infine, c’è una questione ancora poco considerata che ha a che fare col tema dell’organizzazione degli ospedali. Ne discutevo ieri con un medico che sollevava il problema potenziale: gli accessi al pronto soccorso per ragioni non legate al Covid continuano. E così i ricoveri per varie patologie, incidenti, accertamenti. Con una diffusione del virus così capillare molti di questi pazienti si scopriranno, incidentalmente, positivi al Covid e dovranno essere trasferiti in reparti appositi. Reparti di persone non col Covid, ma ANCHE COL COVID. Che rischiano infettare il personale sanitario, e dunque i ricoverati più fragili. Reparti che rischiano di diventare enormi. Un circolo vizioso e pericoloso sia da un punto di vista sanitario che, soprattutto, logistico. 

Insomma, abbiamo il dovere di tenerci il più lontano possibile dal virus. Probabilmente sì, ci infetteremo anche noi, ma dobbiamo evitare di contagiarci tutti in tempi brevissimi. Di diluire il più possibile questa inevitabile ondata. 
Perché non si torna alla normalità individuale se non si torna a una normalità collettiva. L’egoismo non paga. I pazienti gravi ora rischiano di diventare non i ricoverati, ma proprio gli ospedali. E gli ospedali, che ci piaccia o no, ci riguardano tutti.

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