Sembrava terrorismo (russo? cinese? attacco hacker di Anonymous?) invece era Califano. L’estate si avvia alla sua settimana clou. Un’estate italiana vincente e postmoderna: Ornella Vanoni canta Toy Boy tra Colapesce e Dimartino, Orietta Berti Mille tra Fedez e Achille Lauro. Pur governata dal green pass e impaurita dalle breakthroughs (rotture) della variante Delta che aggira la protezione dei vaccini, l’Italia mostra, come sempre, il suo lato migliore dalle parti della commedia. Un po’ Risi, un po’ Vanzina. In salsa Le Carré da neoguerra fredda.

Con una torsione stracult tra spy story e cyberpunk de noantri. Il set è perfetto: Frosinone. Ufficio Enti Locali. Stanza numero 10. Come c’insegna Fran Lebowitz, la vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire. E un sabato notte insonne ha fregato l’impiegato frusinate della regione Lazio Nicola B. È buio, c’è silenzio, noia e cicale nella notte ciociara. Nicola B. non dorme, per vincere la noia non bastano nemmeno i siti porno, ascolta su YouTube Franco Califano e canticchia:

Si d'accordo il primo anno

Ma l'entusiasmo che ti resta ancora è brutta copia di quello che era

Cominciano i silenzi della sera

Inventi feste e inviti gente in casa

Così non pensi almeno fai qualcosa

Si, d'accordo ma poi.

Tutto il resto è noia

No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia

Maledetta noia.

E lì è la porta d’accesso. Nicola B. è bucato. Non dalla maledetta Delta. Ma dai pirati digitali. Che si mangiano i dati sanitari della regione. Individuati via Califano i codici di accesso, i cybercriminali entrano nel sistema e depositano il ransomware per criptare tutti i file senza che nessuno se ne accorga. Nemmeno Dagospia. Che pure Nicola B. consulta in orario d’ufficio.

Nel giro di qualche ora tutti i file e i backup vengono criptati. Altro che noia. Questi vogliono un ricco riscatto in bitcoin. Spiegherà Nicola B. che ascolta Califano, in sottofondo, mentre lavora a bolli auto, multe, rimborsi elettorali ai comuni, insomma l’inconfondibile profumo delle pratiche dell’Ufficio Tecnico. Virtuale. Tutto il resto è noia.

E lì l’hanno fregato. Colpa dello smart working, spiega ancora al Corriere della Sera, con una bella e immaginifica allegoria marinara. «In azienda, faccio un esempio, ci sono 50 computer che come 50 barchini viaggiano tutti lungo lo steso fiume e arrivano al mare. In smart working invece succede che i 50 barchini seguano ciascuno il proprio corso ognuno con il suo Ip e magari un corso è più accidentato dell’altro, può esserci una deviazione improvvisa, una secca». E lì c’è la falla.

E dire che nel regolamento dell’ufficio, che tutela la sicurezza dei dati, c’è scritto: prima di uscire controllare la presa della ciabatta, della macchina del caffè, del frigorifero, togliere le chiavi dall’armadio, che non si sa mai, e infine spegnere le luci. Cosa che faceva piacere anche a mia nonna. Ma non perdiamo il filo e torniamo a Califano.

Valerio Lundini, il maggior comico e satirico italiano, proprio su Domani, ci aveva raccontato del Califfo, cantante e playboy nato a Tripoli come in una spy story di Le Carré, mettendo a segno la migliore battuta dell’anno: «Quella di Franco Califano per le donne era una passione smodata (si dice fosse addirittura eterosessuale)».

Sentite: spira lo Zeitgeist, spirito del tempo. Ma Lundini fa di più, un po’ profeta come lo sono i grandi artisti, nel suo libro scrive anche della Spia che sapeva il fatto suo: «Si guardò intorno: con impercettibili scatti del collo effettuò una millimetrica ricognizione dell’area circostante. In uno dei palazzi di fronte, a un centinaio di metri di distanza, notò un bagliore sospetto». Che fosse un video di Califano? L’autobiografia di una nazione?

 

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