Stanno diventando tutti santi. Andando avanti così fra poco manderanno in paradiso pure i fratelli Graviano che, a Milano, forse qualche conoscenza importante ce l'avevano. Santo Silvio Berlusconi, santo Marcello Dell'Utri, santi tutti in un'Italia che ha una gran voglia di dimenticare e che per assecondare i suoi desideri più nascosti distorce i fatti, li piega, li sotterra. Va molto di moda assolvere e soprattutto assolversi in una stagione che vuole disperatamente cancellare il suo passato: bombe, stragi, mandanti esterni, complicità e contiguità.

Così una sentenza della Cassazione su una vicenda circostanziata - le elargizioni di Berlusconi a favore di Dell'Utri - è servita alla destra e ai giornali della destra di trasformare una notizia qualunque in una bandiera da sventolare e scatenare una canea intorno all'ovvio e al già visto. La destra e i giornali della destra hanno perfino assolto il senatore Marcello Dell'Utri dopo il verdetto definitivo che l'ha condannato a sette anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, sentenza - definitiva, ripetiamo - che lo riconosceva come «mediatore tra la Cosa Nostra siciliana e Silvio Berlusconi».

Verdetto cancellato dai vecchi e nuovi amici del Cavaliere, sentenza revocata a mezzo stampa e abolita per volere dei Tajani e dei Gasparri, di Casellati, degli Schifani e dei La Boccetta. Fine di una persecuzione durata più di tre decenni (la prima inchiesta su mafia e Berlusconi risale nei mesi a cavallo fra il 1993 e il 1994 e fu archiviata dai procuratori di Palermo subito dopo), fine di quella “fantascienza giustizialista” che ha avvelenato il Paese da quando Silvio ha preso la decisione di scendere in campo, fine dei teoremi politici che hanno causato l'accanimento contro i fondatori di Forza Italia, il nuovo partito della Seconda Repubblica, il partito che tante attenzioni ha attirato intorno a sé subito dopo le bombe di Capaci e di via Mariano D'Amelio.

È veramente stupefacente di come si sia taroccata un'informazione relativa a un singolo processo - sulla mancanza di prove «per il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi attraverso l’opera di Dell’Utri» - in un'improvvisa e miracolosa campagna di riabilitazione, qualcosa che potrebbe ricordare quello che sta accadendo oggi in Russia, con Putin che sta recuperando l'onorabilità di Stalin intitolandogli statue e aeroporti. Già visto anche questo da noi, in Italia abbiamo preceduto Putin con Malpensa, dalla primavera del 2024 "aeroporto internazionale Silvio Berlusconi”.

Ma nel Paese che ha perso la memoria non basta più nemmeno un aeroporto o un monumento, bisogna annullare gli atti che sono agli atti, milioni di pagine di investigazioni e bruciare le carte di decine processi. Per arrivare a una sola conclusione: non è mai esistito un legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e i boss di Cosa nostra.

Una conclusione che è un falso, una manipolazione della verità storica e anche della verità giudiziaria. Tutto questo chiasso nasconde antiche paure e trucca la realtà.
Non è certo la prima volta che i giudici si esprimono sulla non colpevolezza di Silvio Berlusconi, tant'è che non è mai stato processato né tantomeno condannato per concorso in associazione mafiosa. È scivolato in numerose inchieste su mafia e riciclaggio e su mafia e stragi (a Caltanissetta, a Palermo, a Firenze) uscendone sempre indenne al contrario del suo fedele amico Marcello. E allora perché questo clamore dopo il respingimento di una richiesta di sequestro dei beni nei confronti del senatore Dell'Utri, perché la necessità di sollevare, e così rumorosamente, un caso che non è un caso? La ragione si ritrova nelle parole e nelle concitate frasi degli amici del Cavaliere: «Così si cancellano decenni di menzogne e di calunnie, mettiamo la parola fine a una vicenda vergognosa e rendiamo giustizia alla memoria di un grande italiano».

C'è chi vuole riscrivere la storia italiana degli ultimi trent'anni. Anche la storia nera. Oggi con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, domani chissà con chi. Con i Graviano, che abbiamo citato all'inizio, ci stanno provando da mesi. Con quella pista su mafia e appalti intorno alla strage di Borsellino, se portata avanti fino alle sue estreme conseguenze i terribili fratelli sparirebbe dalle indagini perché altri, e non loro, sarebbero stati i responsabili dell'attentato. Anche i Graviano, si preparano a diventare quasi santi.

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