L’informativa del presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato ha provato a far luce sugli “sforzi creativi” auspicati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso al parlamento Europeo di qualche settimana fa. 

Per rilanciare il ruolo di pace dell’Unione europea, Mattarella aveva fatto proprie le parole di Robert Schuman: «La pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano».  Mattarella aveva lasciato ai politici l’onere di escogitare questi “sforzi creativi”. 

Draghi si fa carico di questo onere.  Alla fine di settimane di incontri, con i partner europei e statunitensi, e pungolato da una opinione pubblica giustamente critica per la mancanza di sforzi politici concreti a favore della pace, ecco la proposta: «Nel lungo termine servirà anche uno “sforzo creativo” per arrivare a una conferenza internazionale sul modello degli accordi di Helsinki del 1975». La risposta di Draghi è in effetti la risposta dell’Europa, concordata con i partner europei.

Che cosa significa applicare il modello di Helsinki? La Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, aperta il 3 luglio 1973 a Helsinki, proseguita a Ginevra e conslusa nella capitale finlandese il primo agosto 1975, aveva riunito tutti i paesi dell’Europa, insieme agli Stati Uniti, alla Turchia, alle Repubbliche Socialiste Sovietiche e ai paesi dell’Est Europa oggi nell’Unione.

L’obiettivo era ambizioso e fu un successo. Ha governato i rapporti nel vecchio continente fino all’invasione dell’Ucraina, che ha violato quegli accordi.

Fu uno dei più importanti traguardi nella ricerca di dare attuazione alla volontà politica dei popoli di «intensificare le loro relazioni», di contribuire «alla pace, alla sicurezza, alla giustizia e alla cooperazione, nonchè al ravvicinamento» tra loro e con gli altri Stati del mondo.  

Lo spirito europeo tradotto in politica internazionale: questo fu Helsinki. Gli stati si impegnarono a rispettare «reciprocamente la loro eguaglianza sovrana e la loro individualità, nonchè tutti i diritti inerenti alla loro sovranità ed in essa inclusi, ivi compreso in particolare il diritto di ciascuno Stato alla eguaglianza giuridica, alla integrità territoriale, alla libertà ed indipendenza politica».   

In questa prospettiva, il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina dovrà essere non solo l’inizio dei negoziati tra i due paesi oggi in guerra. Dovrà soprattutto essere il primo passo verso una nuova conferenza che sulle orme di quella del 1975 si proponga di ridisegnare il sistema di garanzie reciproche degli stati europei tutti.

Un nuovo ordine europeo che non riposando più su un equilibro duale (Nato/Patto di Varsavia) dovrà attrezzarsi per predisporre su basi di reciprocità nuove norme e regole che includano tutti gli stati che compongono il continente Europa.

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