Il programma è così di destra che se ne vergognano perfino loro e propongono anche i correttivi a quelli che sono palesi eccessi di propaganda. Le otto pagine di compromesso tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno tutte le parole chiave di ciascun partito ma anche correttivi per renderlo digeribile agli altri.

C’è la flat tax a 100.000 euro per le partite Iva che toglie ogni incentivo alle aziende a offrire contratti di lavoro dipendente, come voleva la Lega, ma c’è anche una non meglio specificata flat tax sul reddito incrementale chiesta da Fratelli d’Italia (un giorno spiegheranno cosa significa e come si concilia con gli scaglioni dell’Irpef attuali).

 C’è la promessa di deportare i migranti in hot spot fuori dal territorio europeo e gestiti dall’Ue (tipo quello che Boris Johnson voleva fare in Rwanda), però anche la promessa di integrare gli immigrati regolari, che non si sa come siano arrivati visto che l’impegno con gli elettori è sigillare i confini.

Il programma è soltanto un elenco di titoli, alcuni particolarmente vaghi (“centralità nell’area mediterranea”), ma è comunque indicativo a capire priorità e tensioni. C’è la priorità dell’inflazione, con «riduzione dell’Iva sui prodotti energetici» e sui beni di prima necessità.

Misure che hanno due difetti: vanno a beneficio di tutti, ricchi e poveri, e possono sprecare miliardi di risorse pubbliche se le imprese hanno facoltà di aumentare il prezzo in misura equivalente alla riduzione dell’aliquota.

Comunque non c’è un numero in questa parte sul fisco, nessuno sa da dove arriverebbero i soldi per questi interventi di emergenza o per quelli strutturali tipo il taglio del cuneo fiscale a favore sia delle imprese che dei lavoratori (qui servirebbero miliardi o decine di miliardi ogni anno).

Non mancano promesse di condono, di aumento del tetto per l’uso del contante (da gennaio doveva scattare la soglia a 1000 euro) così da favorire l’evasione, e poi soldi per tutti: confermati i bonus e superbonus edilizi, un accenno di intervento sulle pensioni, e tutto il resto della propaganda delle destre di questi anni.

Un programma di ossimori

Il centrodestra promette di cancellare il reddito di cittadinanza voluto dai Cinque stelle, però i voti dei più poveri sono preziosi e dunque verrebbe cancellato solo per introdurne uno migliore, “sussidi più equi e universali”. Come dire: gli cambiamo nome ma vi diamo più soldi.

Nel tentativo di sembrare accettabili anche agli elettori più centristi, i tre partiti promettono cose opposte nei diversi punti del programma: rispetto degli impegni ambientali presi dall’Italia, ma anche «tutela degli interessi nazionali» quando si parla di «transizione ecologica».

Cioè fare e non fare, contemporaneamente, come dimostra questa frase ossimorica: «Pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un'ottica di utilizzo sostenibile delle fonti».

L’elezione diretta del presidente della Repubblica era una ossessione di Silvio Berlusconi, ora viene ereditata da Giorgia Meloni ed entra nel programma. Così come tutte le ossessioni securitarie della Lega: il ritorno dei decreti Sicurezza, il rafforzamento dell’operazione strade sicure (inutili militari che passeggiano nel centro città a puro scopo rassicurante, ora molti sono stati spostati a sostegno delle operazioni nell’Europa dell’est) e poi «il poliziotto di quartiere e videosorveglianza».

Non basterebbe una legislatura anche solo a iniziare la parte comprensibile del programma, che comunque costerebbe qualche centinaio di miliardi all’anno. Ma non è un problema per ora, intanto il centrodestra vuole vincere le elezioni.

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