- «Bisogna pensare un Partito della nazione». Così Alfredo Reichlin, a lungo dirigente comunista e nume per una sinistra in transizione perenne, ammoniva le leadership del Partito democratico.
- Pensieri datati, uno può pensare. Forse, però, meno di quanto appare e la cronaca degli ultimi giorni ce li restituisce con un tratto di pertinenza.
- Prendiamo l’annuncio del più mediatico e imitato presidente di regione convinto di avere tra le sue prerogative la potestà di decidere in proprio tempistica e destinatari del piano di vaccinazione, in dissenso, s’intende, da quello nazionalmente convenuto.
«Bisogna pensare un Partito della nazione». Così Alfredo Reichlin, a lungo dirigente comunista e nume per una sinistra in transizione perenne, ammoniva le leadership del Partito democratico. La formula era figlia di una concezione di stato e paese fondata su grandi forze e relative culture ben piantate nella società. L’opposto di una rappresentanza disgregata in rivoli e affluenti, col primato di particolarismi, corporazioni e una mal pensata autonomia territoriale rivestita di spiccio federali



