Tra le novità che il ministro pensa di introdurre ci sarebbe l’idea di utilizzare la lettura della Bibbia come strumento per illuminare le radici della cultura italiana. Leggerla come fosse un testo fra gli altri testi che formano la tradizione o la cultura, senza la mediazione della chiesa, delle interpretazioni, senza la cornice della tradizione cattolica, della teologia, degli studi biblici è una proposta quasi protestante. Ben venga
Nella sua rituale apparizione periodica (sotto forma di intervista al Giornale), il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato i nuovi programmi scolastici della scuola elementare e media, per le materie umanistiche. La proposta va dal ritorno del latino (ma facoltativo) alla scuola media, a poesie da mandare a memoria, alla storia tutta incentrata sull’Italia (storia come «scienza degli uomini nel tempo», dice il maestro: scienza?), e, soprattutto, «non ideologica» – questo tic per cui l’ideologia degli altri è ideologia mentre la propria no va fortissimo presso gli esponenti di questo governo: si notino gli (involontari?) echi marxiani.
Il solito pastone neo-Perboniano (il maestro Perboni del libro Cuore sembra sempre il vero role model del ministro), a prima vista. Ma trapela anche, non per bocca del ministro, ma senza smentite da parte sua, l’idea di utilizzare la lettura della Bibbia come strumento per illuminare le radici della cultura italiana (o così almeno sostiene l’Ansa, che attribuisce la notizia a Paola Frassinetti, sottosegretaria del ministero, che ha partecipato alla commissione incaricata dal ministro della riforma dei programmi).
Dio, patria e famiglia? Forse no, forse è una svolta interessante, a ben guardare. O forse il diavolo si annida nei dettagli (ed è proprio il caso di dirlo).
Iniziativa rivoluzionaria
La Bibbia come elemento di storia della cultura, o come pilastro della tradizione. Da un lato, è cosa ovvia: la Bibbia è una presenza evidente nella tradizione (non solo italiana, a dire il vero). Dall’altro, chissà se il ministro si rende conto della portata involontariamente rivoluzionaria della proposta.
Leggere la Bibbia come fosse un testo, come fosse un testo fra gli altri testi che formano la tradizione o la cultura, leggerla direttamente, senza la mediazione della chiesa, delle interpretazioni, senza la cornice della tradizione cattolica, della teologia, degli studi biblici (che, pure, ovviamente, trattano la Bibbia anche come testo, e come testo storico, umano, prima che, o invece che, divinamente ispirato).
Una proposta quasi protestante, una idea finalmente secolarizzata: la Bibbia accanto alle saghe dell’epica nordica, la Bibbia accanto al fantasy (in altri lanci della proposta la Bibbia viene accostata a Percy Jackson).
Se le cose stessero così, si dovrebbe festeggiare l’avvenuta secolarizzazione della destra al governo. Non c’è nessuna priorità della religione cattolica (ricordate: «sono Giorgia, sono cristiana»?). La religione cattolica, o il cristianesimo, sono fenomeni culturali tra gli altri: rilevantissimi, centrali nella nostra storia, ma pur sempre fenomeni terreni, simili a molte altre cose che gli esseri umani creano facendo uso di alcune loro facoltà del tutto naturali, come il linguaggio e l’immaginazione, facoltà condivise con alcuni animali non umani.
Se le cose stanno così, la Bibbia si può leggere accanto all’Origine delle specie di Charles Darwin. Anzi, si può spiegare perché gli animali umani sentano il bisogno di una narrazione mitica delle origini del mondo, della figura di un creatore, e così via. Esseri tutto sommato deboli, come erano gli ominini nostri progenitori, con un cervello programmato per calcolare rischi e perpetuare la specie, avevano bisogno di certezze, fossero anche mitiche.
Bisogno di certezze
L’amigdala e le altre parti arcaiche del nostro cervello sono inevitabilmente attratte da certezze, fossero pure mitiche. Di un dio abbiamo bisogno, come di un leader carismatico, di un capopopolo. Soprattutto quando le nostre sicurezze vacillano. Anche quando in fondo sappiamo che niente nella presunta parola di Dio e nelle promesse dei leader può essere vero. E la Bibbia è la concrezione più maestosa di questo bisogno umano.
Se questa visione del tutto secolarizzata, testuale e antropologica della Bibbia è quella che hanno in mente Valditara e la commissione che egli ha nominato, non si può che essere a favore. Anche perché accanto alla Bibbia, ovviamente, ci sono molti altri testi, nella nostra tradizione. I testi delle altre religioni del Libro, per esempio. I testi di tradizioni non religiose, i testi giuridici.
Leggiamo la Bibbia, accanto al De rerum natura e al codice di Giustiniano. Leggiamo Aristotele, magari considerando le traduzioni arabe che l’hanno reintrodotto nella cultura europea. Leggiamo il Corano. Leggiamo i classici del razionalismo indiano di cui parla Amartya K. Sen nel suo La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un’invenzione dell’Occidente (Mondadori, 2006), che tanto condividono, in realtà, con il razionalismo della Grecia classica.
Se questo è il progetto di Valditara e della sua commissione dobbiamo festeggiare la conversione di un esponente centrale dell’attuale governo a una visione secolarizzata e multiculturalista. Dobbiamo plaudire al neo-illuminismo scaltrito di Valditara. E aspettare il prossimo passo: l’abolizione dell’ora di religione cattolica. Forza ministro!
© Riproduzione riservata