In questi giorni, da parte di soggetti dell’economia veneziana, stanno arrivando citazioni di risarcimento a carico di giornalisti, proprio di “Domani”, e di attivisti locali, a cominciare da Marco Gasparinetti, del Gruppo 25 Aprile, una delle più impegnate realtà associative veneziane, consigliere comunale per la civica “Terra e Acqua 2020”.

Le citazioni, alcune con pesanti richieste di risarcimento, giungono a mesi di distanza sia dalla pubblicazione sul sito del gruppo civico di alcune ironiche considerazioni sul sistema di trasporti locale, con contestuale offerta di replica ai criticati (ignorata, ora si capisce perché), sia dalle inchieste che “Domani” ha svolto sui conflitti d’interesse e sulle linee di sviluppo della città in rapporto alle scelte dell’amministrazione guidata da Luigi Brugnaro e dalla sua maggioranza, chiedendo risposte al sindaco che non sono mai arrivate.

A suo tempo, invece, il sindaco aveva annunciato querela contro il quotidiano, evidentemente dando un segnale politico che non è stato ignorato. Tra l’altro, sempre in questi giorni, in un importante consiglio di Municipalità, uno dei sei organi decentrati in cui si articola il Comune di Venezia, la stessa maggioranza che fa capo al sindaco ha annunciato un’inaudita querela contro una consigliera di opposizione insieme a una sorta di mozione di riprovazione sempre a suo carico.

Cause ad effetto

L’effetto di queste azioni è, oggettivamente, di intimidazione e può bene inserirsi nella più generale vicenda delle “cause temerarie” che da anni le rappresentanze dei giornalisti e la parte più sensibile della politica cercano di far riformare sul piano legislativo, ma inutilmente.

Troppo bello, troppo utile, portare in causa, a volte per molti costosi e preoccupanti anni, giornalisti e attivisti, facendo pendere sul loro capo pesantissime richieste di risarcimenti. Conosco bene la situazione, per esperienza diretta, in entrambi i ruoli, come autore di libri e come attivista, e so che, appunto, è davvero spiacevole trovarsi nel mirino di tali azioni, per anni e anni e a rischio di condanne onerosissime e comunque nella necessità di sostenere costose spese legali (solo in infima parte risarcite in caso di vittoria in giudizio).

Ciò che unisce questi recenti casi veneziani è il coincidere dell’azione legale di soggetti economici alla prepotenza politica della maggioranza di destra che guida la città. Oltre alla minaccia sopracitata alla consigliera di opposizione, non la prima in questi anni che hanno visto varie volte esponenti dell’amministrazione alludere a possibili azioni legali contro gli oppositori (e i giornalisti), bisogna sapere che una violenta torsione e un drastico snaturamento è stato imposto alle istituzioni rappresentative e di partecipazione locali.

La stretta sulla partecipazione

Venezia è uno dei comuni italiani che hanno inventato il decentramento, fin dagli anni Sessanta, con i Consigli di Quartiere poi evoluti in Circoscrizioni e infine in Municipalità che, al loro massimo tra il 2005 e il 2015, avevano a disposizione un bilancio proprio, importanti deleghe nei campi più rilevanti per la cittadinanza (dai Lavori pubblici al Sociale alla Cultura ecc.) e parecchie decine di qualificati dipendenti per attuarle, oltre a sedi e strumenti adeguati. Ebbene, nel 2015, perdute le elezioni in cinque delle sei Municipalità, la maggioranza di destra che aveva però vinto quelle comunali con Brugnaro ha revocato le deleghe alle Municipalità, azzerandone poteri, risorse e personale, anche contro il Testo Unico degli Enti Locali che invece li prevede.

Ha inoltre azzerato i Forum e le Consulte di partecipazione della cittadinanza che da anni affiancavano le commissioni consiliari. Il centrosinistra locale, sotto choc, non ha saputo reagire (giungendo a far ricorso al Tar fuori tempo massimo, quindi vedendoselo rigettato per questo), e quello nazionale ha semplicemente ignorato il caso, che avrebbe dovuto scandalizzare e far reagire chiunque tenga alla democrazia in questo paese. Una roba da Repubblica delle Banane, passata sotto silenzio, che rappresenta il terreno di coltura di azioni come quelle di questi giorni.

Per fortuna ora si sta reagendo. Un appello a sostegno dei chiamati in causa e per la libertà di espressione sta raccogliendo migliaia di firme e forse questa forte reazione segnala anche un cambio di passo in città, di fronte all’arroganza, di fronte alla necessità di difenderla non solo dai conflitti di interesse e da linee di sviluppo regressive ma dallo stravolgimento e l’impoverimento della sua stessa vitalità civica e democratica.

Per aderire all’appello il link è: terraeacqua2020.it/appello

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