Ci sono i molti dubbi degli investigatori antiriciclaggio sui finanziamenti dalla aziende a lui riconducibili che rimpolpano le casse delle associazioni politiche di riferimento del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Ma c’è anche un altro documento che risale alla fine del 2012. Nuovi sospetti che però non hanno portato a nessuna inchiesta e, dopo nove anni, sono praticamente stati dimenticati anche da chi sta analizzando i finanziamenti per la campagna elettorale 2020 di Brugnaro, alla fine della quale ha trionfato per la seconda volta confermandosi primo cittadino di Venezia.

Prima della politica

Vecchi sospetti, dunque, che tuttavia raccontano di quando Brugnaro era solo un imprenditore affermato, a capo di Confindustria Venezia, e patron della squadra di pallacanestro.

La politica era ancora un desiderio intimo nulla di più, al centro dei pensieri di Brugnaro tra il 2012 e il 2013 c’era solo il gruppo di cui è stato a capo fino alla prima elezione a sindaco: Umana Spa, l’agenzia di lavoro interinale con centinaia di sedi sparse nel paese.

Partendo dal monitoraggio dei conti correnti della società Umana l’antiriclaggio di un istituto bancario del nord aveva segnalato come anomale alcune operazioni, ben 39 per l’esattezza.

Si trattava di prelievo contante con cadenza settimanale: ogni sette giorni all’incirca 12mila euro ritirati allo sportello.

In quell’anno, si legge nei report bancari dell’epoca, «l’agenzia Umana Spa ha dichiarato ricavi per 288 milioni e utili per 6 milioni». Di seguito, però, elencavano i dubbi sul giro di contante: «Segnaliamo un’operatività particolare, che si concretizza con prelievi di contante settimanale pari a circa 12mila euro, sinora quindi nel corso del 2012 Umana Spa ha prelevato l’importo di circa 500 mila euro. Le operazioni vengono disposte dalla signora...mentre allo sportello si presenta la signorina…, quest’ultima effettua anche accessi alla cassetta di sicurezza presso la filiale».

I detective antiriciclaggio aggiungevano poi che la società «riferibile a Luigi Brugnaro» tramite «soggetti delegati dispone prelievi in contante, sottolineando come «la giustificazione» fornita dai responsabili e cioè che si trattava di liquidità necessaria alle case delle loro agenzie per avere sempre denaro a disposizione, «mal si sposa con la reale «operatività» dei conti: «Potrebbe essere verosimile solo qualora le filiali di Umana Spa fossero fisicamente vicine tra loro».

Questo unito al fatto che chi faceva queste operazioni di ritiro accedeva anche alle cassette di sicurezza ha allertato i responsabili dell’antiriciclaggio della banca, che definivano il tutto con queste parole: «Queste operazioni, considerata la poca chiarezza delle finalità e l’opacità cui porta l’utilizzo del contante, riteniamo possano meritare approfondimenti». Segnalazioni persa e ormai archiviata. 

I nuovi sospetti

A differenza del documento che Domani ha rivelato nella puntata di sabato 25 settembre in cui gli analisti dell’antiriclaggio hanno setacciato i conti di alcune associazioni politiche-elettorali per Brugnaro sindaco e alcune imprese riconducibili a lui ma affidate a un blind trust.

Dubbi questi ultimi ancora in piedi, anche perché Brugnaro non ha risposto alle nostre domande in cui chiedevamo di chiarire la genesi dei finanziamenti arrivati alle associazioni a lui vicine.

Si tratta di 768 mila euro di finanziamenti da parte di due società incluse nel trust su cui ha accesso un faro l’ufficio di Banca d’Italia. Tra i motivi che hanno indotto a scrivere un report anche il fatto che alcuni di questi versamenti non sono stati pubblicizzati con la trasparenza richiesta dalla legge sul finanziamento ai movimenti politici.

La segnalazione delle operazioni bancarie è partita da un istituto di credito che le ha considerate transazioni «sospette» perché i fondi erano stati erogati da due società riconducibili a Brugnaro, Umana Spa e Consorzio di sviluppo Nord Est, verso due associazioni riconducibili all’attività politica di Brugnaro, cioè Associazione Venezia 20-25 e Un’impresa in comune. In pratica gli esperti antiriciclaggio non escludono che Umana Spa e il consorzio abbiano finanziato indirettamente la campagna elettorale e osservano che questa circostanza «non risulterebbe del tutto coerente con la finalità di rendere autonoma la gestione delle citate aziende rispetto agli interessi del medesimo Brugnaro, apparentemente perseguita mediante il trasferimento della proprietà delle stesse a un blind trust».

La campagna elettorale per il secondo mandato si era aperta ufficialmente alla fine del 2019. In questo periodo gli estratti conto dell’associazione politica di Brugnaro, Un’impresa in comune, registrano due bonifici generosissimi entrambi con la causale «versamento contributo»: il 10 dicembre il Consorzio di Produzione e Sviluppo Nord Est ha disposto un bonifico di 94mila euro e il 18 dicembre Umana Spa uno da ben 400mila euro.

Parte di questi soldi, circa 63 mila euro verranno poi girati alla società Attiva Spa, partecipata dal trust di Brugnaro e da Paolo Bettio, presidente e appena riconfermato a capo di una partecipata del comune di Venezia.

Il Consorzio poi a fine 2020 dispone altri due diversi bonifici per un totale di 144mila euro. Il problema è che non c’è traccia di questi donazioni nella sezione trasparenza sul sito dell’associazione e nemmeno nei bilanci delle società, in quello del 2019 di Umana si legge solo di generiche donazioni per un totale di 1 milione 150.800 euro. 

Di certo parliamo di cifre di molto superiori al tetto massimo che un candidato sindaco può usare in campagna elettorale in una città della dimensione di Venezia.

La legge è chiara su questo punto. Negli ultimi 30 giorni si possono usare per una città con abitanti di Venezia 330 mila euro circa. Una legge che però lascia ampi margini di manovra nei mesi precedenti, settimane in cui non ci sono limiti di raccolta e di promozione: l’escamotage per molti politici è proprio accumulare nei mesi precedenti e produrre il materiale, distribuendolo, in anticipo, così non rientra nelle regole stringenti della campagna elettorale. 

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