- Nell’estate di vent’anni fa usciva al cinema il film di Marco Tullio Giordana, una saga generazionale di sei ore acclamata al festival di Cannes su ragazze e ragazzi partiti dall’alluvione di Firenze e passati attraverso il Sessantotto, il terrorismo, la legge Basaglia, Tangentopoli.
- L’Italia di quel 2003 aveva un’età media di 42,2 anni, quattro in meno di oggi. Quell’estate andavano le barzellette di Totti e la canzone del capitano, muovi a tempo il bacino, eccetera; andavano la dieta a base di proteine e i costumi fiorati da surf per uomo, rigorosamente abbinati al gran ritorno dell'infradito. A ogni gioventù del resto tocca il suo male.
- Non ci sono più i ragazzi di una volta, lo dicevamo pure quando le ideologie esistevano ancora. La prima meglio gioventù che abbiamo avuto è stata quella del 1954, l’anno in cui uscì la raccolta di poesie in friulano di Pasolini che porta questo titolo. Agli adolescenti veniva rimproverata la violenza e si mettevano sotto accusa il cinema e la tv.
Chissà cosa diventerà questo ragazzo coi gambali dentro il fango, i pantaloni imbrattati, la schiena ritorta su quel mucchio di vita travolta dall’acqua e raccolta in una bacinella. Chissà lei dove sarà, quando avrà sciolto i capelli e sfilato i guanti gialli, chissà se il suo mestiere del futuro esiste, se l’hanno inventato già, se ha le idee chiare, ma poi chiare che significa. Le idee si possono cambiare, possono deviare da un corso, si può sbagliare, ripartire, e invece ai ragazzi non lo



