Possono esistere oggi progetti creativi che si facciano carico dei nuovi modi di intendere il corpo, le relazioni e il sistema di potere che le attraversa in modo non scontato?
Teresa Ciabatti col suo nuovo romanzo Sembrava bellezza sembra mostrare che si può fare dell’esperienza della marginalità, della vergogna, un grande territorio di immaginazione, travalicando l’abusata e sterile contrapposizione tra politicamente corretto e scorretto.
Sembrava bellezza è una congiura frenetica di corpi instabili, perlopiù femminili, resi precari dagli incidenti, dalla vecchiaia, dalla malattia, dalla chirurgia, ma soprattutto dalla percezione.
Si può dire, non si può dire. Chi ha a cuore la nuova sensibilità diffusa su corpo e identità ma anche il potere creativo, generativo delle parole si starà accorgendo che i tempi sono importanti ma delicati: il rispetto dovuto, necessario, si accompagna non di rado a un’univocità che rischia di determinare in anticipo il campo dell’invenzione (da qui le tirate, in realtà spesso mal poste, strumentali, contro la cosiddetta “dittatura del politicamente corretto”). Attivisti e membri delle comun



