Un altro gran romanzo di Antonio Manzini, con il cinico e scettico Schiavone davvero ambientalista?, ELP (Esercito di Liberazione del Pianeta) per Sellerio; Madre d’ossa, un’inchiesta di Ilaria Tuti con Teresa Battaglia per Longanesi; le Tre ciotole simboliche e rituali di Michela Murgia, da Mondadori, contengono tante storie diverse che si intersecano le une alle altre, si passano il testimone e costruiscono una avvincente mappa di personaggi e avvenimenti. Tengono le proprie posizioni. Le prime tre.

Non cambia nulla nella classifica della settimana. Per questi tre libri da leggere quest’estate. Li tallona al quarto posto della narrativa italiana il nuovo romanzo di Fabio Genovesi, uno scrittore molto amato dalle lettrici e dai lettori. Uno che quando racconta ti tiene lì tra il riso e il pianto.

Oro puro

Palos, Spagna, agosto 1492. È da qui che inizia Oro puro, il romanzo che racconta, attraverso lo sguardo di un ragazzo di sedici anni, una delle più grandi avventure della Storia: il viaggio di Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America. Per Mondadori.

Il racconto di Nuno procede di pari passo con quello dell’ammiraglia della flotta delle tre navi allestita da Cristoforo Colombo per la sua spedizione alla ricerca della rotta occidentale e marittima per le Indie.

Nonostante abbia sempre preferito restare aggrappato alla terra, il ragazzo si imbarca sulla Santa Maria. È lì che diventa lo scrivano del diario di bordo di Colombo, e con le sue parole ci trasporta a bordo, nel viaggio più importante della storia dell’umanità: i giorni infiniti prima di avvistare terra, la scoperta di un mondo nuovo, e poi il ritorno.

Oro puro racconta non solo la navigazione di Colombo come mai è stato fatto prima, ma ci cala dentro una grande avventura umana, esistenziale e sentimentale, che si snoda attraverso imprese, amori, crudeltà spaventose e improvvise tenerezze, svelandoci come dietro la scoperta delle Americhe si nascondano violenze, soprusi e malintesi, ma soprattutto l’insopprimibile, eterno istinto degli uomini a prendere, consumare e distruggere tutto, persino sé stessi.

Parla Genovesi

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Ecco come Fabio Genovesi ci svela la genesi di questo gran romanzo.

«Ho lavorato a questo romanzo per 15 anni. Nel frattempo facevo altro, ma una parte di me era sempre lì, attorcigliata intorno a questo pensiero. Da quando ho letto il diario di uno dei viaggi più importanti dell’umanità, quello con cui Cristoforo Colombo ha scoperto, per caso, le Americhe. In quel resoconto ci sono pagine e pagine che descrivono bandiere, sigilli, le rotte, i venti, gli alti ufficiali presenti a bordo. Poi però, per un evento drammatico e fondamentale, il naufragio della Santa Maria la notte di Natale, così importante da cambiare il mondo e deciderne il corso ancora oggi, il diario si limita a dire che in quel momento al timone c’era «un giovane mozzo inesperto». Mezza riga, niente di più. Come si chiamava, chi era, cosa ci faceva lì? Quindici anni ci ho messo, per dare un nome a quel mozzo, e per trasformare quella mezza riga in un romanzo. Che è la storia della sua vita, e della nostra, tra i marosi imprevedibili del destino.

Da piccolo mi innamoravano le storie in cui il protagonista aveva tanto bisogno di scrivere qualcosa che, non avendo penna né inchiostro, usava il proprio sangue. Ecco, così si dovrebbe scrivere ogni romanzo che sia degno di essere letto. Non con l’ego, il calcolo, la vanità. Ma col sangue. Nel nostro sangue sta tutto quello che voglio raccontare. L’enorme, stupida oscurità della cattiveria umana, dell’egoismo, della nostra tendenza a distruggere tutto intorno a noi, e noi stessi. Ma insieme lo scintillio improvviso dell’amore, quegli attimi imprevedibili e invincibili di luce spaesante, che sbaragliano tutto quanto. Momenti di incalcolata e irresistibile bellezza. Questo dà senso alla danza dei giorni, e questo spero sia in Oro Puro».

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