«I giorni scivolavano come macchie d’olio sull’acqua, grigi e uguali, la primavera non si affacciava e l’inverno aveva lasciato il posto a un velo di pioggia. A passo veloce, col bavero del loden rialzato seguito da Lupa che gli trotterellava a fianco, Rocco Schiavone attraversava la piazza diretto al bar centrale.» Sono passati dieci anni dall’uscita di Pista nera, il primo libro con protagonista Rocco Schiavone. Dieci anni di lavoro intenso (11 romanzi e due raccolte di racconti, per due milioni e mezzo di copie vendute, sceneggiature di cinque stagioni tv) per Antonio Manzini, uno scrittore bravo e gentile che ringrazia i suoi tantissimi lettori. Con le 533 pagine di ELP per Sellerio. Da subito primo in classifica. E di cui avete appena letto l’incipit di grande atmosfera manziniana.

Indagine controcorrente

Sono pagine ricche di trama, per un Antonio Manzini particolarmente narrativo che ha voglia di raccontarci una storia con lo snodo di due casi e due inchieste. Due casi di calda attualità sociale, la violenza contro le donne e contro l’ambiente, impegnano l’irruente e malinconico Rocco Schiavone. Un marito violento trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte e l’imprenditore di una fabbrica di pellami rimasto ucciso in seguito a un attentato attribuito agli ambientalisti dell’ELP. Il vicequestore, con disincanto e scetticismo, inizia la sua indagine controcorrente.

Non si fa che parlare dell’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d’allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi.

La vera violenza sta però da un’altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «Un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l’indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte.

Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un’inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull’orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell’ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami.

Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c’è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto?

Torna Battaglia

Al secondo posto arriva Madre d’ossa di Ilaria Tuti per Longanesi.

Ancora protagonista il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato editori e lettori in tutto il mondo. Teresa Battaglia ha davvero perso la sfida più grande di tutte? Quella con la sua memoria, contro il suo corpo e la malattia che le ha annebbiato la mente? 

E qui avete il sentore dell’incipit d’atmosfera tutiana: «Il lago di Cornino era un’iride, buio al centro e cristallino lungo la riva. Cinto da boschi arrossati dall’autunno, si apriva nella terra come un occhio antico, di bestia primordiale. Vi stava sorgendo un’alba caliginosa, bruma d’ottobre aspra e zuccherina, che portava il sentore di uva lasciata marcire sui tralci e di brace rimestata nelle stufe.»

Ci volevano Schiavone e Battaglia, due personaggi seriali amatissimi, per scalzare dopo tre settimane la folla di quelli corali delle Tre ciotole di Michela Murgia, da Mondadori. Tre mondi narrativi molto diversi; sono tre ottimi libri in vista delle letture estive.

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