Cara Giulia,
Sono una ragazza di 22 anni, faccio l’università e sono fidanzata da tre anni con un ragazzo che amo molto ma con cui da un po’ di tempo non funziona più a livello sessuale. Insieme stiamo bene, ci divertiamo, non litighiamo mai. Però qualcosa manca e l’entusiasmo che avevamo all’inizio non c’è più. Facciamo una vita un po’ monotona e anche se non viviamo ancora insieme siamo un po’ bloccati dalla nostra routine. La pandemia non ha aiutato.


Mi chiedo se è colpa mia o se anche lui ha poco desiderio nei miei confronti. Non so quale delle due opzioni mi farebbe più male. Abbiamo perso la verginità l’uno con l’altra quindi per me non esiste nessun altro, ma ho capito che per lui non è così. Una sera, la settimana scorsa, mi ha chiesto se io avessi mai pensato ad avere una relazione aperta. Non me l’ha proposto, però si vedeva che lui vorrebbe provare. Io penso che non farebbe per me, mi sentirei tradita, ma forse sbaglio? Ho paura di perderlo se non faccio qualcosa. Devo lasciarmi andare? O è finita?
A.


Cara A.,

Per me è impensabile iniziare la giornata senza fare colazione. Spesso mi sveglio con lo stomaco che brontola e finché non ho mangiato qualcosa non mi ricordo neanche il nome di mia madre. Eppure è pieno di gente che la mattina si beve un caffè ed esce di casa, pronta ad arrivare fino al pranzo senza colpo ferire e a snocciolare in scioltezza tutti i nomi di battesimo dei propri parenti. Le persone hanno tutte esigenze diverse. Temo che per il sesso valga lo stesso principio: quello che per te è un’attività quasi rinunciabile, per il tuo ragazzo potrebbe rappresentare un bisogno imprescindibile. È sbagliato usare il numero di amplessi settimanali come indicatore assoluto del successo di una relazione (anche perché statisticamente la relazione di coppia è il buco nero in cui la libido va a morire). Si può fare tantissimo sesso o non farlo per niente e una coppia in entrambi i casi può essere in ottima salute.

La cattiva notizia è che tendenzialmente è una cosa che si fa in due, e quindi i partecipanti dovrebbero essere allineati sulle rispettive necessità. Qui mi sembra che sorga il tuo problema. Tu hai paura che lui voglia cose diverse e purtroppo io sono qui per dirti che sì, è probabile che un maschio di vent’anni abbia l’ormone un po’ su di giri e non aspiri allo stile di vita dei monaci trappisti. Ma permettimi anche di scriverti una cosa in maiuscolo: NON DEVI FARE NIENTE CHE NON HAI VOGLIA DI FARE. Non sei sbagliata, il tuo desiderio ha solo un’altra forma. Cerca di ascoltarti di più: quando parli di monotonia ed entusiasmo che latita mi sembra che tu sia insoddisfatta almeno quanto lui, ma forse hai più paura di ammetterlo.

Dovete parlarne con la massima sincerità e capire se vi basta un caffè al volo per stare insieme o se la mancanza di una colazione completa sia per voi un ostacolo insormontabile. Magari starete insieme per sempre, ma magari no. Chiediti se vuoi passare i tuoi vent’anni a mettere pezze qua e là a una relazione fiacca o se non sei pronta, piuttosto, a cercare altro. Potrebbe fare malissimo, ma anche molto bene.


Cara Giulia,

Come faccio a dire ai miei genitori che ormai sono un’adulta e devono lasciarmi vivere la mia vita? Detta così potrei sembrare un’adolescente frustrata, che scrive un diario segreto che nasconde alla mamma, invece ho quasi trent’anni. Vivo ancóra con loro perché per molti motivi non sono ancora riuscita a crearmi una vera indipendenza economica. Ho fatto l’università nella mia città e poi ho continuato a studiare e per mettere da parte un po’ di soldi sono rimasta a casa per risparmiare sull’affitto. Così ogni giorno mi sveglio nella mia cameretta d’infanzia e cerco di non sentirmi una fallita. Con i miei non è facile perché mi trattano ancora come se fossi una ragazzina. Tutte le volte che esco la sera mia mamma mi chiama più volte per sapere dove sono, e se faccio tardi la mattina dopo vuole sapere tutto. Mio padre uguale. Commentano come mi vesto e ogni mia mossa. Io non faccio niente di che, ho una vita normalissima, e capisco che loro ormai siano abituati così, ma spesso e volentieri mi sento soffocare. Mi manca l’aria. So che l’unica soluzione sarebbe andarmene di casa, ma per ora non ci sono state le condizioni per farlo. Non voglio ferirli, ma non posso andare avanti così.

C.


Cara C.,

Dai genitori non si divorzia, quindi non ti resta che metterti l’anima in pace. Come dici tu, potrai reclamare la tua libertà quando uscirai da lì, e forse, vista l’aria che tira, nemmeno allora. Le dinamiche familiari sono difficili da disinnescare e a volte non basta cambiare numero civico per modificarle. Armati di molta pazienza e comincia a fare i conti con l’idea che loro potrebbero non cambiare mai. A meno che tua madre non sia Joan Crawford o la mamma di Carrie di Stephen King, imparerai ad accettare i vostri meccanismi sbilenchi per quello che sono: normali relazioni vagamente disfunzionali.

Ormai l’età per uscire sbattendo la porta o per farti piercing e tatuaggi provocatori non ce l’hai più. Questo è il momento in cui realizzi che i tuoi genitori sono persone anche loro, e in quanto tali hanno paure, ossessioni, idiosincrasie che forse non correggeranno mai e che tu devi sforzarti di comprendere. A un certo punto il rapporto tra genitori e figli diventa una questione tra adulti alla pari, e per quanto loro continuino a trattarti come una bambina tu dovrai fare del tuo meglio per ricordargli che non la sei più da un pezzo. Finché vivi con loro comportati meno da figlia e più da coinquilina: fai una spesa ogni tanto, lavati le mutande, prepara una cena, dai una passata di Viakal al box della doccia. E se è necessario, quando esci, stacca il telefono. Se ne faranno una ragione.


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